La tragica morte di Gaia Costa ha scosso profondamente la Sardegna e l’Italia intera. Una giovane vita spezzata troppo presto, travolta da un SUV mentre attraversava sulle strisce pedonali a Porto Cervo.
La vicenda ha assunto un’eco nazionale non solo per la dinamica drammatica dell’incidente, ma anche per la notorietà della persona alla guida del veicolo: Vivian Spohr, manager tedesca e moglie dell’amministratore delegato di Lufthansa.
Gaia Costa aveva solo 24 anni al momento della sua morte. Era nata e cresciuta a Tempio Pausania, una cittadina della Gallura, nel nord della Sardegna.
La sua famiglia è molto conosciuta nella zona: il padre, Alfredo Costa, è un noto sindacalista della Cisl, figura di riferimento per molti lavoratori del territorio, mentre la madre è stata a lungo impegnata nel gruppo folk locale, mantenendo vivo il legame con le tradizioni sarde.
Gaia era figlia unica e il suo legame con i genitori era profondo, come testimoniano le parole di cordoglio espresse dalla comunità e dal sindaco di Tempio Pausania, che ha proclamato il lutto cittadino per la sua scomparsa.
La famiglia Costa era molto stimata e integrata nel tessuto sociale gallurese. Il dolore per la perdita di Gaia è stato avvertito come una ferita collettiva, tanto che l’intera comunità si è stretta attorno ai genitori, annullando eventi pubblici e manifestazioni in segno di rispetto e solidarietà.
Dopo aver conseguito il diploma, Gaia aveva scelto di mettersi subito in gioco nel mondo del lavoro. Era una ragazza determinata, solare, con una grande voglia di indipendenza.
Negli ultimi tempi aveva trovato occupazione come baby sitter stagionale nella Costa Smeralda, una delle zone turistiche più esclusive della Sardegna.
Ogni giorno percorreva diversi chilometri da Tempio Pausania a Porto Cervo per recarsi al lavoro, dimostrando una dedizione e una serietà fuori dal comune per la sua età.
Chi la conosceva la descrive come una giovane donna “bellissima d’aspetto, ma ancora di più nell’animo, spiritosa, allegra, mai una parola fuori posto”. Gaia era molto legata alle sue radici e alle tradizioni: la madre, infatti, aveva fatto parte per anni del gruppo folk “Quartiere Villanova di Cagliari”, e anche Gaia aveva partecipato a diverse attività culturali e associative locali, mantenendo vivo il senso di appartenenza alla sua terra.
Nonostante la giovane età, Gaia si era già fatta apprezzare per la sua professionalità e per il suo impegno con i bambini affidati alle sue cure.
Il lavoro di baby sitter, per lei, non era solo un impiego stagionale, ma un modo per crescere, imparare e costruirsi un futuro autonomo.
Gaia Costa abitava a Tempio Pausania, una cittadina di circa 14.000 abitanti nel cuore della Gallura. Tempio è conosciuta per la sua storia, le sue tradizioni e la forte identità sarda.
Qui Gaia era nata, cresciuta e aveva costruito le sue amicizie e i suoi legami più profondi. Nonostante il lavoro la portasse quotidianamente a Porto Cervo, Gaia non aveva mai pensato di trasferirsi: il legame con la sua famiglia e con la comunità era troppo forte.
Il viaggio da Tempio a Porto Cervo era parte della sua routine: ogni mattina affrontava la strada con la sua auto per raggiungere la Costa Smeralda, dove lavorava come baby sitter presso alcune famiglie della zona.
La scelta di restare a vivere a Tempio, pur lavorando in una località distante e mondana come Porto Cervo, racconta molto del carattere di Gaia: radicata alle sue origini, ma aperta al mondo e alle opportunità che la vita poteva offrirle.
Non si sa nulla della vita privata di Gaia Costa, non è noto se fosse fidanzata o single.
La sua storia è quella di una giovane donna che, pur nella semplicità della sua quotidianità, aveva saputo conquistare l’affetto e il rispetto di chi le stava vicino.
La sua morte improvvisa e ingiusta lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nella comunità di Tempio Pausania, che oggi la ricorda con dolore e con grande commozione