Scossone nel centrosinistra marchigiano a pochi mesi dal voto per le elezioni regionali. Il candidato del Partito Democratico, Matteo Ricci, è indagato. Una notizia che tiene con il fiato sospeso l’intera coalizione regionale di centrosinistra e che potrebbe compromettere la corsa dell’europarlamentare per Palazzo Raffaello. Per ora sono poche le informazioni disponibili sulle indagini che coinvolgono Ricci.
Secondo quanto emerso, il candidato del PD sarebbe coinvolto in un’inchiesta su presunte irregolarità negli affidi del Comune di Pesaro durante la scorsa legislatura, quando era sindaco. A rendere nota la notizia è stato lo stesso Ricci, attraverso un video rivolto a follower ed elettori, in cui ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia. Amareggiato ma non pessimista, Ricci si è detto fiducioso nel lavoro della magistratura.
Inizia a scricchiolare il "campo largo" nelle Marche. Il Movimento 5 Stelle ha dichiarato che valuterà le contestazioni mosse al candidato PD, senza però annunciare rotture. La vicenda giudiziaria si inserisce in un contesto elettorale molto aperto: il centrodestra appare in vantaggio, ma il centrosinistra insegue a pochi punti.
Doccia fredda per il centrosinistra marchigiano. Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e candidato alla presidenza della Regione Marche, è indagato. A comunicarlo è stato lui stesso, con un video diffuso sui social, nel quale ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia per presunte irregolarità negli affidi pubblici del Comune durante il suo mandato.
L’inchiesta della magistratura pesarese in cui è indagato Matteo Ricci, affidata a Guardia di Finanza e Polizia, è relativa agli affidamenti diretti sotto soglia dell’ultima amministrazione guidata dall'eurodeputato (durata dal 2019 al 2024) e, in particolare, a 600mila euro ottenuti in tre anni e mezzo da due associazioni no-profit per realizzare a Pesaro eventi, progetti culturali e lavori di manutenzione. La questione nella quale è coinvolto Ricci è stata trattata dal quotidiano Il Resto del Carlino a partire da luglio dello scorso anno.
Ricci si è detto sorpreso e amareggiato, ma anche sereno e convinto della propria estraneità ai fatti. Ha spiegato di non essersi mai occupato direttamente di affidamenti pubblici e di essersi affidato ai suoi dirigenti e collaboratori. Secondo quanto riferito, i magistrati non gli contesterebbero vantaggi economici personali, ma presunti benefici in termini di consenso politico.
Stando a quanto emerge nelle ultime ore, nel fascicolo ‘Affidopoli’ - questo il nome dato all'inchiesta - erano finiti l’ispiratore degli eventi della precedente amministrazione comunale, Massimiliano Santini, il presidente delle associazioni no-profit Opera Maestra e Stella Polare, Stefano Esposto, l’allora capo di gabinetto di Ricci, Franco Arceci, per i quali è stato ipotizzato il reato di concorso in corruzione, il dirigente Eros Giraldi e il funzionario Loris Pascucci con l’ipotesi di reato di falso.
L’avviso di garanzia sembra mettere in discussione l’alleanza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle nelle Marche. Poco dopo la notizia, è arrivata la reazione del leader pentastellato Giuseppe Conte, che ha dichiarato che il Movimento prende atto dell’avviso. L’ex premier ha sottolineato il rispetto per il lavoro autonomo della magistratura, aggiungendo che non saranno sottovalutate le ipotesi accusatorie.
Conte ha spiegato che il M5S si riserva di valutare con attenzione le contestazioni, per capire se si tratti di semplici irregolarità amministrative o di comportamenti incompatibili con i principi del Movimento. La nota si chiude con l’augurio a Ricci di chiarire la vicenda al più presto.
Anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha commentato la vicenda relativa al candidato del centrosinistra nelle Marche:
Nelle Marche, la partita elettorale resta aperta. L’attuale presidente della Regione, Francesco Acquaroli, risulta favorito secondo alcuni sondaggi, ma dopo cinque anni di governo di centrodestra cresce la volontà di cambiamento. Matteo Ricci rappresenta l’alternativa più accreditata nel campo progressista.
Negli ultimi mesi si è scatenata una battaglia mediatica sui sondaggi. Esponenti del centrosinistra hanno denunciato la diffusione di rilevazioni "farlocche", considerate sbilanciate a favore di Acquaroli. Situazioni analoghe si sono ripetute con accuse invertite. Il divario tra i due candidati resta minimo e le Marche si confermano una delle regioni chiave delle prossime elezioni.