Inizia la tregua umanitaria di dieci ore a Gaza. Dalle nove di questa mattina (ora italiana), 27 luglio 2025, i camion carichi di aiuti umanitari sono entrati nella Striscia di Gaza per prestare assistenza alla popolazione civile palestinese. L'esercito israeliano, dal canto suo, ha parlato di “pausa tattica” e ha annunciato la presenza di percorsi sicuri per il passaggio degli aiuti. Stando a quanto riportato dai media egiziani, i primi camion sono arrivati nella mattinata di oggi dall'Egitto, attraversando il valico di Rafah.
Nel frattempo, in Europa si cerca di capire come agire per arrivare a un cessate il fuoco duraturo e alla liberazione degli ostaggi catturati da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre 2023. Le opinioni dei capi di governo e di Stato europei risultano contrastanti: da una parte, leader come il presidente francese Macron riconoscono lo Stato Palestinese; dall’altra, la premier italiana Meloni ritiene che i tempi non siano ancora maturi per parlarne.
Anche il Santo Padre, in occasione dell’Angelus, è tornato a parlare della situazione umanitaria a Gaza, senza però sbilanciarsi sul riconoscimento della Palestina. Il Papa ha chiesto il rispetto del diritto internazionale e si è detto molto preoccupato per le condizioni della popolazione civile nella Striscia.
Un Angelus dedicato a diversi temi di attualità, tra cui in primo piano la crisi umanitaria a Gaza. Il Santo Padre ha richiamato l’attenzione dei fedeli su ciò che sta accadendo in Medio Oriente, dove la situazione è diventata ormai insostenibile. Già nei giorni scorsi, la Chiesa è stata colpita da un episodio drammatico legato al conflitto: la Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza è stata danneggiata durante un attacco, e padre Gabriel Romanelli è rimasto ferito. Il cardinale Pierbattista Pizzaballa si è recato in Medio Oriente subito dopo l’accaduto.
Il messaggio del Papa è stato molto chiaro: Israele e Hamas devono rispettare la tregua umanitaria, tenendo conto delle gravi condizioni in cui versa la popolazione civile:
L’obiettivo condiviso dalla Chiesa e dall’Unione Europea resta lo stesso: raggiungere un cessate il fuoco e ottenere la liberazione degli ostaggi di Hamas. Queste sono le condizioni indispensabili per avviare un processo di pace tra le parti in conflitto. Tuttavia, al momento, non sembrano esserci i presupposti per un accordo risolutivo.
Durante l’Angelus, il Papa ha ribadito la propria vicinanza a tutte le popolazioni che soffrono a causa dei conflitti:
Il Pontefice ha rivolto un pensiero anche a quanto sta accadendo al confine tra Cambogia e Thailandia, nonché alla Siria. Non si è limitato alla crisi di Gaza, ma ha esteso la sua preghiera a tutti i focolai di tensione internazionale. In particolare, ha ricordato i giovani sfollati tra Cambogia e Thailandia.
Infine, Leone XIV ha ringraziato i giornalisti per l’impegno profuso nella ricerca della pace e della verità in un contesto globale segnato da conflitti violenti. Non si esclude che nei prossimi mesi la Santa Sede possa svolgere un ruolo cruciale non solo a Gaza ma anche in Ucraina: solo pochi giorni fa, infatti, il Papa ha incontrato a Castel Gandolfo il presidente ucraino Zelensky.
Non si può pregare Dio come “Padre” e poi essere duri e insensibili nei confronti degli altri. Piuttosto è importante lasciarsi trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere come uno specchio il suo volto nel nostro. #VangelodiOggi (Lc…
— Papa Leone XIV (@Pontifex_it) July 27, 2025