28 Jul, 2025 - 17:16

Roberto Calvi, chi ha ucciso il banchiere di Dio e dove sono finiti i soldi del Banco Ambrosiano?

Roberto Calvi, chi ha ucciso il banchiere di Dio e dove sono finiti i soldi del Banco Ambrosiano?

La morte di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano e soprannominato “il banchiere di Dio” per i suoi rapporti col Vaticano, è uno dei più grandi misteri irrisolti della storia italiana. Il suo corpo, rinvenuto sotto il ponte dei Blackfriars a Londra nel 1982, ha dato inizio a decenni di inchieste tra mafia, loggia massonica P2, poteri occulti e scandali finanziari. Ricostruire cosa sia accaduto davvero a Calvi e tracciare la destinazione dei capitali scomparsi del Banco Ambrosiano significa aprire una delle pagine più oscure e complesse della Prima Repubblica.

Chi ha ucciso il banchiere di Dio, Roberto Calvi? La pista dell'omicidio

Il 18 giugno 1982 Roberto Calvi viene trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra. Nel frattempo, in Italia esplode il crac del Banco Ambrosiano, la più grande bancarotta mai affrontata fino ad allora dal sistema finanziario nazionale. La scena lascia subito perplessi gli inquirenti: Calvi indossa abiti eleganti, ha sulle tasche dei mattoni (simboli esoterici della massoneria) e una discreta somma in valuta straniera; la posizione del corpo e l'accesso al luogo sono tali da far dubitare fortemente della tesi del suicidio.

Le autorità inglesi in un primo tempo archiviano il caso come suicidio; tuttavia, già un anno dopo, una seconda inchiesta lascia aperta la possibilità dell’omicidio. In Italia, il 1988, una sentenza civile stabilisce che Calvi è stato ucciso. Solo nel 2007 la Corte d’Assise di Roma conclude che la tesi del suicidio è “impossibile e assurda”, ma pur dicendo che Calvi fu assassinato, assolve tutti gli imputati per insufficienza di prove.

Gli esiti tecnici delle perizie escludono l’impiccagione volontaria, mentre le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Marino Mannoia, indicano come esecutori dell’omicidio appartenenti a Cosa Nostra su ordine del boss Pippo Calò, con il supporto della mafia, della P2 e la complicità di figure vicine agli ambienti finanziari e vaticani.

In particolare, secondo le testimonianze dei pentiti e delle inchieste giudiziarie, Calvi è stato strangolato a Londra dal boss Francesco Di Carlo su mandato di Pippo Calò, poiché non era stato in grado di restituire ingenti somme di denaro appartenenti alla mafia e riciclate attraverso il Banco Ambrosiano e lo IOR, la banca vaticana.

Dove sono finiti i soldi del Banco Ambrosiano?

Il buco lasciato dal fallimento del Banco Ambrosiano è stato valutato in oltre 1,2-1,4 miliardi di dollari dell’epoca. Una buona parte di queste somme, fluendo attraverso una fitta rete di società (anche off-shore) collegate al Vaticano, è sparita nei paradisi fiscali tra Lussemburgo, Panama, Liechtenstein e Uruguay. Solo una frazione – 250 milioni di dollari – fu restituita allo Stato italiano dallo IOR come “contributo volontario”, senza ammettere colpevolezza.

Alcune ricostruzioni sostengono che la destinazione finale dei capitali abbia favorito pagamenti occulti, finanziamenti a organizzazioni politiche e terroristiche, investimenti mafiosi, spostamenti di lingotti e contanti verso l’Est Europa e il Sudamerica. In Lussemburgo, ad esempio, si ritiene che Calvi dirottò parte dei capitali nell’ultima disperata fuga prima di essere ucciso; altre piste puntano a numerosi conti bancari intestati a società di copertura, di fatto irraggiungibili dalla giustizia italiana.

Uno tra i pochissimi a conoscere la reale destinazione di questi fondi era lo stesso Calvi; il suo silenzio, imposto dalla morte, ha garantito l’impunità dei veri beneficiari di quella gigantesca sparizione di denaro pubblico.

Un’eredità di misteri e depistaggi

Il caso Calvi rimane tutt’oggi un crocevia di interessi criminali, religiosi, politici e finanziari. Le responsabilità materiali e morali dell’omicidio, così come la mappa precisa degli spostamenti milionari seguiti al collasso del Banco Ambrosiano, forse non verranno mai pienamente ricostruite. Quel che è certo è che la morte del “banchiere di Dio” non fu un semplice atto isolato, ma il risultato di una fitta trama di ricatti, minacce, protezioni e connivenze tra mondi apparentemente separati, uniti dall’interesse per il denaro e dal timore di vedere svelati segreti troppo pericolosi.

In questa oscura vicenda, la giustizia ha dovuto cedere il passo all’ombra: senza una verità giudiziaria definitiva sui nomi dei mandanti e dei beneficiari dei soldi scomparsi, il caso Calvi resta uno dei simboli indelebili dell’Italia dei misteri.

 

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