28 Jul, 2025 - 18:43

Perché il Banco Ambrosiano è fallito e chi l'ha comprato?

Perché il Banco Ambrosiano è fallito e chi l'ha comprato?

Il crollo del Banco Ambrosiano è una delle pagine più oscure e complesse della storia finanziaria italiana, intrecciando affari, politica, Vaticano, logge massoniche e criminalità internazionale. Dietro il fallimento della banca guidata da Roberto Calvi si annidano operazioni opache, scandali senza precedenti e l’ingerenza di poteri forti che hanno lasciato ferite profonde nell’economia e nella società civile.

Le cause del fallimento del Banco Ambrosiano

La crisi esplose ufficialmente il 6 agosto 1982, ma i primi segnali di difficoltà risalgono già agli anni precedenti, quando l’istituto – fondato nel 1896 e impostato su principi cattolici – iniziò a manovrare ingenti capitali in modo sempre meno trasparente.

La principale causa alla base del fallimento fu una serie di operazioni finanziarie ad altissimo rischio. Il Banco Ambrosiano, sotto la regia di Calvi, mise in piedi un complesso sistema di finanziamenti e movimenti di capitali attraverso società estere e off-shore, in particolare in paradisi fiscali come Lussemburgo, Panama e Liechtenstein. Queste società erano spesso legate allo IOR, la Banca Vaticana. I prestiti uscivano dalla banca milanese per essere poi utilizzati, in parte, per sostenere artificialmente il valore delle stesse azioni del Banco Ambrosiano, creando un circolo vizioso di debiti mascherati da investimenti veri e propri.

Il debito non dichiarato e lo scoperto accumulato dalle società estere raggiunsero la cifra record di oltre 1,2 miliardi di dollari (circa 1.400 miliardi di lire all’epoca), lasciando un buco finanziario enorme nei bilanci della banca. L’istituto versava sistematicamente denaro a società controllate dallo IOR, ma quando ne chiese la restituzione, la banca vaticana si rifiutò di coprire le perdite, sostenendo di non avere responsabilità dirette nonostante le lettere di manleva firmate da Calvi stesso.

Nel clima di scandalo seguito alla morte sospetta di Calvi a Londra nel giugno 1982, il Banco Ambrosiano si trovò senza sostegno istituzionale e in crisi di liquidità. Il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, ascoltato il parere della Banca d’Italia, dispose la liquidazione coatta amministrativa della banca il 6 agosto 1982, segnando la fine ufficiale di una delle più importanti banche del Paese.

Chi ha comprato il Banco Ambrosiano?

Dopo la liquidazione, tra luglio e agosto 1982, fu creato un nuovo soggetto bancario: il Nuovo Banco Ambrosiano. L’obiettivo era salvaguardare i risparmiatori, tutelare l’occupazione e garantire la continuità aziendale, eliminando però le attività estere più compromettenti. La rinascita fu resa possibile dall’intervento congiunto di numerose banche pubbliche e private italiane:

  • Banca Nazionale del Lavoro (BNL)
  • IMI (Istituto Mobiliare Italiano)
  • San Paolo di Torino
  • Banca Cattolica del Veneto
  • Banca Popolare di Milano
  • Banca San Paolo di Brescia
  • Credito Emiliano
  • Credito Romagnolo

Questi istituti apportarono capitale fresco (oltre 600 miliardi di lire) per assorbire attivi e passivi e rilanciare la banca con un nuovo assetto societario e nuova direzione, affidata a Giovanni Bazoli. Già il 9 agosto 1982 gli sportelli del Nuovo Banco Ambrosiano riaprirono al pubblico, segnando un primo tentativo di riscatto della fiducia.

Negli anni successivi, la banca attraversò diverse trasformazioni. Nel 1990 il Nuovo Banco Ambrosiano si fuse con la Banca Cattolica del Veneto, creando il Banco Ambrosiano Veneto. Da qui, una serie di acquisizioni e fusioni portarono alla nascita di Intesa Sanpaolo, oggi uno dei maggiori gruppi bancari italiani.

 

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