Scoppia una nuova polemica nell’ambito del caso Garlasco, uno dei fatti di cronaca più discussi in Italia negli ultimi anni. Stavolta però al centro dell’attenzione non ci sono le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, bensì la querela presentata da Stefania e Paola Cappa, cugine della vittima, nei confronti della direttrice del settimanale “Giallo”, Albina Perri.
Le gemelle Cappa, assistite dagli avvocati Antonio Marino e Gabriele Casartelli, hanno deciso di agire per vie legali dopo la pubblicazione, nel numero del settimanale uscito il 30 luglio 2025, di alcune presunte dichiarazioni a loro attribuite. Secondo quanto dichiarano i legali, il settimanale avrebbe riportato frasi mai pronunciate dalle sorelle e “reperite online, prive di qualsiasi riscontro oggettivo, e senza alcun legame diretto o indiretto con le persone coinvolte”.
Gli avvocati parlano esplicitamente di “macelleria informativa”, accusando il settimanale di una strategia mediatica “volgare e inaccettabile”, nella quale vengono pubblicate conversazioni che “nemmeno può dirsi siano mai avvenute” e attribuendole alle gemelle senza alcuna verifica. Il comunicato degli avvocati delle sorelle Cappa invita infine l’Ordine dei giornalisti ad assumere una posizione netta e definitiva contro queste condotte, ritenute gravemente lesive della reputazione delle persone coinvolte.
Non è la prima volta che Stefania e Paola Cappa finiscono al centro di polemiche mediatiche legate al caso Garlasco. In passato, la stessa Albina Perri aveva già diffuso – secondo quanto lamentano i legali delle gemelle – la falsa notizia secondo cui le due donne avrebbero “incastrato” Alberto Stasi, all’epoca principale sospettato e poi condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. Quella notizia, pur priva di riscontri concreti, era stata ripresa da diversi quotidiani nazionali, contribuendo a rafforzare un clima di sospetti e illazioni sulle due donne.
Addirittura, in una sentenza precedente relativa a un servizio televisivo delle “Iene” del maggio 2022, il Tribunale di Milano aveva già stabilito che Stefania Cappa era stata diffamata in relazione a insinuazioni circa un suo coinvolgimento nell’omicidio di Garlasco, condannando gli autori e i conduttori del servizio per diffamazione aggravata. Ora, la nuova querela contro la direttrice di “Giallo” riporta in primo piano la questione della responsabilità mediatica e della verifica delle fonti nel trattare casi delicati e dolorosi come quello di Garlasco.
Albina Perri ha risposto così tramite il suo profilo Facebook: "Definiscono macelleria informativa un lavoro normale che si fa su tutti i casi (Pierina: quanti servizi su Loris e Manuela, non indagati? Quanti servizi su Visintin e Sterpin?quanti su Silvia Brena per Yara? E potrei andare avanti per ore). La macelleria è mandare in prigione una persona senza indizi chiari e concordanti, secondo me. Il resto si chiama giornalismo. E trovo l’espressione usata particolarmente infamante e degradante del lavoro altrui. Oltre che un evidente tentativo di spaventarvi tutti".