Il riscatto degli anni di laurea, seppur con tutte le limitazioni e i costi alti, continua a rappresentare un’opportunità per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.
Tuttavia, ma non sempre conviene a tutti. La sua efficacia dipende da diversi fattori, come l’età del lavoratore, il momento in cui è iniziata la carriera e la continuità contributiva.
In questo articolo, vediamo come funziona il riscatto della laurea e quando conviene.
Il riscatto degli anni di laurea consente di trasformare il periodo dedicato agli studi universitari in contributi utili per anticipare la pensione, a condizione che il titolo sia stato effettivamente conseguito.
Si tratta di uno strumento importante per molti lavoratori, che può influire significativamente sul calcolo dell’assegno previdenziale.
Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’Inps ha lanciato il podcast “Pensare oggi alla pensione futura”, pensato proprio per orientare laureati e possessori di titoli equiparati sulle modalità e i vantaggi del riscatto.
La misura è estesa anche a chi è disoccupato e non ha mai versato contributi né lavorato in Italia o all’estero al momento della domanda.
Quali titoli si possono riscattare? Ecco una panoramica dei titoli accademici che possono essere riscattati, con i requisiti di durata dei corsi:
Titolo di studio | Durata minima | Durata massima | Note |
---|---|---|---|
Diplomi universitari | 2 anni | 3 anni | Corsi di durata compresa tra 2 e 3 anni |
Lauree | 4 anni | 6 anni | Corsi di durata compresa tra 4 e 6 anni |
Diplomi di specializzazione post-laurea | 2 anni | — | Corsi successivi alla laurea di almeno 2 anni |
Dottorati di ricerca | Variabile | — | Regolati da specifiche normative |
Titoli accademici (D.M. 3/11/1999) | 3 anni (Laurea) | 2 anni (Laurea Specialistica) | Laurea triennale e specialistica biennale propedeutica |
I diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) sono riscattabili se ottenuti a partire dall’anno accademico 2005-2006. Tra questi, spiccano il diploma accademico di primo e secondo livello, i diplomi di specializzazione e il diploma di formazione alla ricerca, equiparato al dottorato.
I titoli conseguiti secondo l’ordinamento precedente al 1999 sono riscattabili solo seguendo specifiche disposizioni Inps.
Inoltre, il riscatto è previsto anche per i diplomi rilasciati dalle ITS Academy, purché conformi alla legge 99/2022 e alle disposizioni Inps del novembre 2024.
Non tutti i periodi di studio possono essere riscattati ai fini pensionistici. In particolare, non è ammesso il riscatto degli anni “fuori corso”, ossia quelli che superano la durata ufficiale del corso di laurea.
Inoltre, non è possibile richiedere il riscatto per periodi già coperti da contribuzione obbligatoria, figurativa o da precedenti riscatti (in particolare, per le università telematiche). Questa limitazione riguarda sia il fondo pensionistico a cui si presenta la domanda sia gli altri regimi previdenziali previsti dalla normativa vigente.
Tra questi si annoverano il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, le gestioni speciali per lavoratori autonomi e i fondi sostitutivi o esclusivi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria, come stabilito dal decreto legislativo 184/1997 e dalla legge 335/1995.
Per valutare se conviene riscattare gli anni di studio universitario, è essenziale considerare vari fattori, in particolare l’età al momento della laurea e il periodo trascorso prima di iniziare a lavorare.
Generalmente, chi inizia l’attività lavorativa intorno ai 24 anni può trovare vantaggioso il riscatto, poiché contribuisce ad aumentare gli anni utili ai fini pensionistici.
Al contrario, per chi avvia la carriera dopo i 30 anni, il riscatto difficilmente consentirà un’anticipazione significativa del pensionamento.
Va tenuto presente il requisito delle soglie previste per accedere alla pensione anticipata contributiva, che potrebbero non essere raggiunte neppure con il riscatto.
Vista la complessità delle variabili in gioco, l’Inps offre un simulatore online per valutare la convenienza del riscatto, affiancato dall’assistenza degli sportelli territoriali. Per un supporto più approfondito, è possibile rivolgersi a consulenti previdenziali, patronati o sindacati.