Una gravidanza a sorpresa, una mamma quasi cinquantenne, una famiglia che va in tilt e una commedia che riesce a far ridere mentre tocca nervi scoperti. "Il piccolo inquilino" è una perla del cinema francese che mescola ironia e delicatezza per raccontare un evento fuori programma con spirito travolgente.
Uscito nel 2016 e diretto da Nadège Loiseau, il film ha conquistato il pubblico proprio grazie al suo sguardo tenero e irriverente sulla maternità in età matura. Ma dove è stato girato? E soprattutto: come finisce davvero questa storia? Se ti stai ponendo queste domande, sei nel posto giusto.
Nicole (Karin Viard) ha quasi cinquant’anni e la vita la scorre sotto controllo: lavoro, famiglia, abitudini. Finché un giorno il suo corpo manda segnali strani, e lei, convinta sia menopausa, scopre invece che è incinta. A 49 anni! La notizia esplode come una bomba in famiglia: ognuno reagisce a modo suo, tra sgomento, ironia e un pizzico di panico.
Nicole è però una donna pragmatica. Non cede alla crisi: inizia ad affrontare la gravidanza con determinazione e humor. La sua famiglia - figli, madre anziana, marito un po' distratto - diventa un coro polifonico di opinioni, consigli non richiesti, vecchi schemi famigliari. Lei, tra battute e riflessioni, disfa e rifà la propria identità. Scoppia la commedia: genitori che parlano con biberon in mano, mamma che finge di non capire, la figlia adulta che teme l'ennesimo terremoto famigliare.
In ogni scena Nicole cresce, ride, piange ma soprattutto si costruisce una nuova consapevolezza. Una gravidanza inattesa, raccontata con leggerezza ma cuore. Il film sfiora il tema della maternità tardiva senza moralismi: ogni dialogo è succoso, ogni situazione fa sorridere ma invita anche a pensare sulle scelte adulte.
Nel finale, Nicole ha preso una decisione forte: decide di portare avanti la gravidanza, accettando il "piccolo inquilino" nel suo corpo con energia e affetto. La sua scelta diventa una rivoluzione personale, un passo coraggioso in un mondo che giudica.
La famiglia, da caos iniziale, lentamente si riallinea: anche la figlia vede sua madre sotto una nuova luce, la mamma anziana ritrova gioia nell’idea di diventare nonna, il marito scopre un entusiasmo nuovo. Una scena chiave mostra Nicole alla casa di famiglia - luogo ricorrente nelle discussioni - intenta a organizzare piccoli spazi per il bambino, circondata da affetti stralunati ma sinceri.
Il film si chiude su un’immagine dolce e rassicurante: Nicole che guarda il test di gravidanza positivo ancora una volta, con un sorriso che mescola timore, fierezza e aspettativa. Non ci sono colpi di scena finali, non c'è tragedia: la forza del film è proprio la sua semplicità luminosa. Una donna matura sceglie la vita, e chi le sta intorno la segue, sbuffando ma felice.
Anche le ambientazioni sono protagoniste: il film è stato interamente girato in Auvergne‑Rhône‑Alpes, regione che presta una varietà di paesaggi perfetti per raccontare il quotidiano e il fiabesco.
La casa di famiglia di Nicole si trova a Chamoux‑sur‑Gelon e Chambéry, in Savoia. Le scene sono immerse in panorami alpini e piccoli borghi che evocano radici profonde e tradizione. Altre sequenze si svolgono tra Annecy‑le‑Vieux, Sevrier, Rumilly e Saint‑Pierre‑en‑Faucigny: perfette per scene all’aperto, dialoghi tra prati, mercati locali e serre silenziose.
Le ultime scene, ambientate in ospedale, sono state girate a Parigi, all'ospedale Necker: ambiente urbano e moderno, in contrasto con la calda provincia americana - flavour francese.