Se ami l’action anni '90, i muscoli che parlano da soli e gli eroi con lo sguardo da chi "non ha tempo per piangere", allora "Pound of Flesh" con Jean-Claude Van Damme è roba tua. Uscito nel 2015 e diventato un piccolo cult tra i fan del genere, questo film ha offerto pugni, inseguimenti, e... un rene rubato (sì, davvero).
Come finisce questa corsa contro il tempo? E dove sono state girate le scene adrenaliniche tra combattimenti e vendette? Spoiler alert: c’è da menar le mani. E anche qualche lacrimuccia, a sorpresa.
Dimenticate Los Angeles o New York. "Pound of Flesh" ha scelto una cornice molto meno hollywoodiana ma decisamente più esotica: le Filippine, in particolare la capitale Manila.
La città ha fornito il perfetto sfondo per una storia fatta di contrasti: grattacieli e baracche, hotel di lusso e vicoli oscuri, club scintillanti e ospedali fatiscenti. Il film ha sfruttato ambienti urbani reali per dare un tocco crudo e autentico alla vicenda, con scene girate in quartieri realmente affollati - e senza troppi green screen.
Manila non è solo uno sfondo. È quasi un personaggio a sé. Le sequenze notturne, tra nebbia artificiale e pioggia finta, sono state girate sfruttando vie secondarie e garage abbandonati, rendendo tutto più realistico e teso. Altro che studio cinematografico: qui Van Damme ha menato davvero in mezzo al traffico locale.
A parte qualche scena girata negli interni di studi locali per le sequenze mediche, tutto il film si è mosso sul posto, rendendo "Pound of Flesh" uno dei pochi action movie internazionali girati quasi interamente nelle Filippine. E no, non ci sono effetti speciali mirabolanti: solo botte vere, muscoli veri e l’inesauribile voglia di vendetta di JCVD.
La trama, per chi se la fosse persa: Van Damme interpreta Deacon, un ex agente delle forze speciali che si sveglia in una vasca da bagno... con un rene in meno. Il suo. E lo aveva promesso al nipote malato, in attesa di trapianto. Da lì parte una corsa frenetica e violenta per rintracciare il suo organo rubato - letteralmente - prima che venga venduto al mercato nero.
Durante tutta la storia, Deacon ha pestato chiunque gli capitasse a tiro pur di recuperare quel rene. Ha rivisitato il suo passato, fatto i conti con vecchi fantasmi e, manco a dirlo, fatto saltare più nasi che porte. Ogni combattimento è stato un passo più vicino alla verità: il furto del suo rene non era un caso. Era parte di un intrigo internazionale molto più ampio.
Ed eccoci al finale. Dopo aver tracciato il rene e aver sterminato mezza mafia asiatica (ok, quasi), Deacon riesce a ritrovarlo… ma è in fin di vita. Le ferite riportate durante l’ultima battaglia lo hanno ridotto a un’ombra. Eppure, in un ultimo gesto disperato, decide di donare il suo rene, nonostante le sue condizioni, per salvare il nipote.
In una delle scene più toccanti del film - sì, anche nei film con Van Damme si può piangere - Deacon viene portato in sala operatoria. Non dice una parola. Solo uno sguardo al cielo, e poi il buio.
Sì. Il suo personaggio muore alla fine. Non per una vendetta riuscita o per un nemico troppo forte. Ma per un gesto d’amore assoluto, un sacrificio che - in modo sorprendente - dà una profondità emotiva a un film che fino a quel momento sembrava solo una sequenza infinita di calci rotanti.
Un finale che ha spiazzato molti fan dell’action puro, abituati a vedere JCVD uscire dai rottami con una battuta e una sigaretta. Qui, invece, il sipario è calato nel silenzio. E nel rispetto.
Ok, forse "filosofico" è una parola grossa per un film dove il protagonista si sveglia nudo, dolorante e assetato di sangue. Ma "Pound of Flesh" ha sorpreso con un’inaspettata vena tragica, facendo riflettere su temi come la famiglia, la colpa e la redenzione.
In questo film, Jean-Claude ha mescolato la sua classica fisicità con un personaggio che - sorpresa delle sorprese - ha una coscienza. Certo, mena come se non ci fosse un domani. Ma in mezzo alle esplosioni e ai roundhouse kick, ha mostrato una vulnerabilità quasi poetica.
Non tutti lo sanno, ma "Pound of Flesh" è un riferimento diretto a "Il Mercante di Venezia" di William Shakespeare, dove un personaggio pretende "una libbra di carne" come pagamento. Una citazione colta per un film che, sotto i colpi e il sudore, ha nascosto una riflessione brutale sul prezzo della salvezza.