Noemi Di Segni è una delle figure più autorevoli dell’ebraismo italiano contemporaneo. Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) dal 2016.
Noemi Di Segni è nata a Gerusalemme il 24 febbraio 1969, da una famiglia ebrea di origini romane e torinesi. La sua formazione e la sua identità riflettono una doppia appartenenza: israeliana e italiana.
In Israele ha trascorso l’infanzia e la giovinezza, vivendo profondamente entrambe le culture familiari in una città multiculturale e simbolo dell’ebraismo mondiale. Dopo aver completato il servizio militare nello Stato di Israele, ha intrapreso un percorso di studi universitari di grande rilievo, conseguendo doppia laurea in Economia e commercio e in Giurisprudenza, con una specializzazione in Diritto ed economia della Comunità europea.
L’incontro con l’Italia avviene soprattutto per ragioni sentimentali: alla fine degli anni ‘80 conosce, durante un campeggio estivo, quello che diventerà suo marito e, nel 1989, sceglie di trasferirsi a Roma con lui.
Il nucleo familiare oggi è composto dal marito e da tre figli, che vivono in Israele. Recentemente è diventata anche nonna. Il centro della sua vita affettiva resta quindi profondamente legato sia a Israele che all’Italia, due punti fermi della sua esistenza privata e della sua sensibilità culturale.
Dopo il trasferimento in Italia, Noemi Di Segni si è inserita attivamente nella vita della comunità ebraica italiana. Ha lavorato come funzionaria e poi responsabile delle attività internazionali del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
La sua carriera nell’UCEI è stata caratterizzata dalla partecipazione come assessore al Bilancio, ruolo ricoperto per quattro anni, fino alla sua elezione a presidente nel luglio 2016, succedendo a Renzo Gattegna.
Oltre al suo incarico principale, Di Segni è parte dell’esecutivo del World Jewish Congress e dello European Jewish Congress. Ha sempre messo al centro della sua azione la lotta contro l’antisemitismo, l’impegno per la memoria e la tutela della sicurezza delle comunità ebraiche, collaborando con istituzioni italiane e internazionali.
“Sappiamo cosa vuol dire essere obiettivo dei terroristi… Conosciamo l’emergenza sicurezza, la necessità di interpretare i segnali e capire come si muovono i gruppi sul territorio, senza chiudere gli occhi per paura. È l’aiuto che possiamo dare all’Europa in questo momento,” ha dichiarato in una delle sue prime interviste da presidente.
Il suo operato ha contribuito a rafforzare il dialogo con la società esterna e con le istituzioni, a promuovere la cultura e la tradizione ebraica e a sostenere le piccole comunità italiane.