"Un tempo, quando le banche avevano ancora il fascino dei saloni di ingresso, il profumo del legno dei banconi e il direttore conosceva i nomi dei risparmiatori e degli imprenditori, esse svolgevano una funzione che si potrebbe definire senza retorica 'sociale'. Raccoglievano il risparmio delle famiglie – quello vero, fatto di sacrifici, libretti e conti postali – e lo indirizzavano là dove serviva a costruire: imprese, lavoro, sviluppo. Del pari le famiglie, ancor prima degli imprenditori, consideravano la banca – se non anche il direttore della filiale dove avevano i conti – un riferimento per scelte fondamentali". Alfonso Scarano è Rosa Cocozza su Appunti, la newsletter diretta da Stefano Feltri, mettono in relazione il bancario di ieri con quello di oggi.
Per i due economisti "oggi, i bancari sembrano più commessi di un supermercato finanziario, intenti a proporre prodotti impacchettati dalle centrali finanziarie internazionali. Obbligazioni strutturate, polizze talvolta anche mascherate, fondi a capitale garantito (anche solo in apparenza): una vetrina patinata e spiccatamente commerciale dove il cliente rischia di diventare preda. C'è una parola che nel lessico bancario è ormai scomparsa, eppure centrale: capacità di indirizzo. Indirizzare il risparmio verso l'economia reale, assumere il rischio consapevolmente, selezionare imprese meritevoli di credito, accompagnarle, sostenerle. È questo il mestiere della banca. Non semplicisticamente quello del distributore automatico di rendimenti finanziari (non di rado virtuali rispetto ai reali rischi)".
E citano l'articolo 47 della Costituzione italiana: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito". Il risparmio è anche un bene comune e la banca disciplina, coordina, controlla. Sembra un libro dei sogni nel tempo il cui il creditore diventa algoritmo e il direttore non ha più margine e diventa, in tantissimi casi, un venditore di prodotti.