17 Aug, 2025 - 16:26

Lite familiare finisce in omicidio a Milano: ecco chi è il 29enne che ha accoltellato il cognato

Lite familiare finisce in omicidio a Milano: ecco chi è il 29enne che ha accoltellato il cognato

Sono bastati pochi attimi perché una lite familiare esplosa in piena notte in piazzale Ferrara, nel quartiere Corvetto di Milano, si trasformasse in omicidio. Josè Bryan Vera Siguenza, 29 anni, ha accoltellato il cognato, Gabriel Jefferson Garcia Jimenez, 32 anni, per poi darsi alla fuga. Rintracciato e arrestato poche ore dopo, ha ammesso le sue responsabilità. "Ho fatto una ca**ata", ha detto ai carabinieri, sostenendo di voler difendere sua sorella, che però lo ha smentito. 

Chi è il 29enne che ha accoltellato il cognato a Milano 

Josè Bryan Vera Siguenza è originario dell'Ecuador, come la vittima. Disoccupato e con diversi precedenti penali alle spalle, risiede nel quartiere popolare del Corvetto, a sud di Milano.

Il rapporto con il cognato Gabriel Jefferson Garcia Jimenez, di qualche anno più grande, era da tempo segnato da tensioni. O almeno così raccontano i conoscenti dopo l'omicidio.

È accaduto tutto velocemente, nella notte tra sabato 16 e domenica 17 agosto, in piazzale Ferrara. Secondo quanto emerso finora, i due stavano litigando quando Siguenza avrebbe estratto un coltello e colpito il familiare con diversi fendenti.

In strada a quell'ora c'era ancora gente, compresi alcuni minorenni, che hanno dato subito l'allarme. Ma all'arrivo del 118, le condizioni del 32enne erano già gravissime.

Dopo le manovre di rianimazione, è stato soccorso e trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda, dove alla fine si è spento. 

Il tratto di strada in cui un 29enne ha accoltellato e ucciso il cognato al Corvetto, Milano (Ansa)

 

Le indagini e l'arresto del presunto omicida

Subito dopo l'aggressione, Josè Bryan si è dato alla fuga. È stato preso diverse ore dopo grazie alle indagini dei carabinieri della stazione di Milano Vigentino e del nucleo radiomobile.

Fondamentali sono state le testimonianze raccolte nell'immediatezza dei fatti - incluse quelle di alcuni bambini che lo avevano visto allontanarsi a piedi in direzione di piazza Angilberto - e l'analisi delle telecamere di videosorveglianza.

Siguenza è stato rintracciato e fermato nell'androne di un palazzo di via Bessarione, a circa 200 metri dal luogo dell'aggressione. Poco prima, aveva citofonato insistentemente ai condomini, a petto nudo, per farsi aprire.

Alla vista dei militari, non ha opposto resistenza e si è consegnato. "Ho fatto una ca**ata", ha detto, aggiungendo di voler solo difendere sua sorella da presunti maltrattamenti del marito. Versione che tuttavia la donna avrebbe smentito.

La reazione della comunità dopo il secondo omicidio in pochi giorni 

Le indagini proseguono serrate per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti. A tal fine, la Procura ha già disposto sul corpo della vittima l'autopsia. L'arma del delitto, un coltello da cucina, è già stata ritrovata e sequestrata. 

L'arrestato, dal canto suo, è stato prima medicato al Fatebenefratelli per alcune lievi ferite riportate alla nuca e al volto e poi trasferito nel carcere di San Vittore. Davanti al gip, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, potrà fornire maggiori dettagli sul suo gesto. 

La comunità locale è sgomenta. L'omicidio di Gabriel Jefferson arriva - del resto - appena una notte dopo quello consumatosi in una palazzina Aler di via Pomposa, sempre nel Corvetto.

A morire - in quel caso - il 73enne Vincenzo Ferrigno, accoltellato e poi soffocato con un cuscino dalla compagna di nove anni più giovane Nunzia Antonia Mancini, che si è autodenunciata.

Ascoltata, la donna ha raccontato di essere "esasperata" per le condizioni di salute dell'uomo, che da anni, dopo aver accusato degli ictus, era ormai costretto a letto, completamente non autosufficiente.

"Non solo Corvetto, ma Milano intera è ormai fuori controllo", scrive qualcuno sui social. "Le stragi familiari sono le più dolorosamente democratiche, perché avvengono ovunque, in qualunque ceto sociale", gli risponde un altro utente. Restano però amarezza e dolore. 

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