A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, il caso continua a dividere e scuotere l’opinione pubblica italiana. Recenti dichiarazioni, rilasciate da protagonisti chiave nell’indagine durante un’intervista pubblicata su YouTube dallo psicologo Andrea Tosatto il 15 agosto, aprono nuove prospettive sulle dinamiche e i possibili mandanti dell’omicidio, allontanando l’attenzione dai principali indagati storici: Alberto Stasi e Andrea Sempio.
Durante l’intervista, Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, esclude categoricamente il coinvolgimento del suo assistito e di Alberto Stasi, da tempo sotto i riflettori mediatici e investigativi. Lovati afferma che Chiara Poggi sarebbe stata uccisa “da un sicario assoldato da un’organizzazione criminale” perché era divenuta “scomoda”, avendo scoperto informazioni delicate che coinvolgevano “soggetti di alto potere” attivi sul territorio, e che potrebbero essere state avvalorate da ricerche private e dall’analisi del computer della vittima.
Larceri, ex legale coinvolto nel caso, non azzarda legami diretti tra Chiara e attività illecite, ma non esclude che la giovane possa essere divenuta, anche inconsapevolmente, un tramite per chi era coinvolto in traffici illeciti: prostituzione, droga, armi, e riciclaggio di denaro. Secondo questa tesi, la sua conoscenza avrebbe rappresentato una minaccia per certi poteri, tanto da decretarne la morte come soluzione “definitiva”.
Paolo Larceri solleva dubbi sull’autopsia, definita “ballerina” per le gravi incongruenze nella gestione del corpo di Chiara. È inspiegabile, secondo l’ex legale, la scelta di portare la ragazza in una struttura senza strumenti adeguati, invece che nelle vicine e meglio attrezzate Pavia o Abbiategrasso. Un dettaglio inquietante riguarda la contaminazione di una traccia nella sala autoptica di Vigevano, mai realmente spiegata, che aggiunge ulteriori misteri alle indagini.
Lovati introduce un altro elemento sorprendente: la figura di Don Gregorio Vitali, parroco di Garlasco, coinvolto in una storia di estorsione con alcuni cittadini rumeni. Si parla di oltre100 mila euro destinati a questi uomini e di una successiva richiesta di altri 250 mila euro per evitare la diffusione di filmati compromettenti. Secondo Lovati, questi fatti sono documentati da “carte ufficiali”, mentre il memoriale di un nipote coinvolto aggiunge ulteriori dettagli sugli strani rapporti gestiti dal parroco.
L’intervista si sposta poi sulla delicata questione della pedofilia, citando il Santuario della Bozzola. All’epoca dell’omicidio arrivarono a Garlasco diversi bambini da Lampedusa, alcuni poi ricoverati a Vigevano. Larceri afferma che “tutto questo incartamento è impossibile da reperire”, ma invita a non trascurare queste piste, mentre Lovati ricorda come già nel 2006 Don Cervio avesse denunciato episodi di pedofilia presso il santuario.
Lovati insiste sulla “premeditazione” dell’assassinio. La data, il 13 agosto, non sarebbe casuale: in quel periodo Garlasco era quasi deserta, con molti abitanti in ferie e i pochi rimasti impegnati nella fiera di agosto di Vigevano. La scelta del momento avrebbe dunque favorito chi voleva agire senza testimoni, confermando l’ipotesi di un omicidio orchestrato e non eseguito d’impeto.