19 Aug, 2025 - 10:50

Perché Sharon Verzeni è stata uccisa a Terno d'Isola? Cosa rivela la perizia su Moussa Sangare

Perché Sharon Verzeni è stata uccisa a Terno d'Isola? Cosa rivela la perizia su Moussa Sangare

Nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, Sharon Verzeni, 33 anni, fu accoltellata a morte mentre passeggiava in via Castegnate, a Terno d'Isola, nella Bergamasca. Prima di crollare sull'asfalto - ferita in modo letale alla schiena e al petto - riuscì a chiamare il 118 e a dare l'allarme.

Il suo presunto assassino, Moussa Sangare, 31enne di origine africana, fu arrestato solo un mese dopo, incastrato dalle telecamere di videosorveglianza: confessò, poi cambiò versione. La perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto, recentemente depositata, sarà discussa in aula a settembre e potrebbe avere un ruolo chiave nel processo a suo carico. 

Perché Sharon Verzeni è stata uccisa? La confessione ritrattata

Subito dopo il fermo, Sangare ammise le proprie responsabilità, raccontando di aver agito senza un motivo preciso. "Volevo far del male a qualcuno", disse, parlando di un impulso improvviso e di una sorta di "desiderio di emozioni forti".

Una versione che colpì per l'apparente freddezza, che tuttavia l'indagato ritrattò, sostenendo, in un secondo momento, di essere stato solo un testimone e di aver inventato tutto a causa di presunte pressioni subite durante l'interrogatorio in caserma.

Secondo la nuova ricostruzione, si sarebbe trovato in zona per acquistare hashish e, dopo aver assistito all'aggressione mortale, sarebbe fuggito - per paura -, modificando il proprio aspetto e nascondendo tutti gli oggetti potenzialmente compromettenti.

Disturbi di personalità e capacità: la perizia su Moussa Sangare

La difesa di Sangare ha tentato di dimostrare la sua incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Per fugare ogni dubbio, il Tribunale aveva disposto una perizia psichiatrica. 

L'incarico è stato affidato alla professoressa Giuseppina Paulillo, che ora ha depositato i risultati. Secondo l'esperta, Sangare soffrirebbe di un disturbo di personalità di tipo narcistico e antisociale.

Circostanza che, tuttavia, non comprometterebbe in alcun modo la sua lucidità. Significa che quando uccise Sharon era pienamente capace di intendere e di volere e che lo è tuttora.

Durante i colloqui, sarebbe apparso orientato, collaborativo, ma del tutto privo di empatia, rimorso o consapevolezza del dolore causato sia alla famiglia della vittima che alla propria.

Conclusioni a cui già la prima perizia disposta dal giudice incaricato di decidere sui maltrattamenti alla madre e alla sorella (per cui è stato condannato a 3 anni e 8 mesi in primo grado) era arrivata.

Il profilo di Moussa Sangare nel servizio mandato in onda dalla trasmissione Rai "Estate in Diretta" il 2 settembre 2024, pochi giorni dopo il fermo. Nel frattempo, le indagini sono andate avanti. 

Il processo e le aggravanti: cosa sta succedendo 

L'udienza decisiva si terrà il 22 settembre, quando la Corte d'Assise discuterà gli esiti della perizia alla presenza dei consulenti delle parti. Per la Procura interverrà lo psichiatra Sergio Monchieri, per la difesa Alessandro Calvo, mentre la famiglia Verzeni - assistita dall'avvocato Luigi Scudieri - sarà rappresentata da Massimo Biza.

Sangare è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. Secondo quanto ricostruito, uscì di casa con quattro coltelli, dopo essersi allenato a colpire usando una sagoma di cartone. Tra le tante persone incontrate quella notte, scelse Sharon perché "era la più debole".

La colpì - mentre lei, spaventata, gli chiedeva "Perché?" -, poi fuggì, sbarazzandosi dell'arma del delitto, che però nascose in un luogo che conosceva, affinché potesse recuperarla "per avere memoria di quello che aveva fatto, come un ricordo". Tornato a casa, si tagliò i capelli e modificò la bicicletta.

Dopo la prima confessione, si è sempre dichiarato innocente. Se le due aggravanti che gli vengono contestate venissero confermate, rischierebbe il massimo della pena: l'ergastolo. Conclusione che - con la perizia - sembra farsi più concreta. Ci spera la famiglia della vittima, che aspetta giustizia. 

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