Meno tasse nel 2026: sembra un sogno, vero? Forse sì, ma si tratta di un impegno concreto, oltre che di una promessa da parte del Governo.
Ad agosto si va in vacanza, ma subito dopo il rientro l’Esecutivo dovrà mettersi al lavoro sulla Legge di Bilancio per il 2026. Tra i temi più rilevanti ci sarà quello della tassazione, con l’obiettivo di ridurre l’Irpef per il ceto medio.
In questo articolo spiegheremo come dovrebbe avvenire il taglio delle imposte e, sempre in tema fiscale, come potrebbe funzionare la flat tax estesa a tutti.
La riduzione delle tasse per il ceto medio è una delle principali promesse che il Governo punta a realizzare nel 2026. Il taglio dell’Irpef dovrebbe comportare un abbassamento dell’imposizione fiscale per chi percepisce redditi fino a 60.000 euro annui.
Non si tratta di un intervento isolato, bensì di una misura che si inserisce nel solco della riforma avviata negli anni scorsi, con la graduale revisione delle aliquote Irpef e dei relativi scaglioni di reddito.
In particolare, il Governo mira a favorire il ceto medio, con benefici che andrebbero direttamente a lavoratori, pensionati e imprese. Queste ultime, infatti, potrebbero così permettersi di offrire stipendi più alti e competitivi.
Secondo le anticipazioni, l’attuale aliquota Irpef del 35% verrebbe ridotta al 33%. Attualmente, l’imposta sul reddito delle persone fisiche è strutturata come segue:
Si nota, quindi, che il secondo scaglione arriva fino a 50.000 euro. Tuttavia, abbiamo menzionato un alleggerimento della pressione fiscale per redditi fino a 60.000 euro: ciò perché, oltre alla riduzione dell’aliquota, si prevede anche l’ampliamento del secondo scaglione fino a 60.000 euro.
La riduzione delle tasse resta una priorità strategica, anche per evitare che il ceto medio scivoli verso condizioni economiche più fragili.
Accanto alla revisione dell’Irpef, il Governo valuta anche altre soluzioni per alleggerire il carico fiscale. Tra queste, una delle più discusse è la flat tax, che potrebbe favorire soprattutto il ceto medio.
L’idea è quella di introdurre un’imposta piatta con aliquota unica al 24% per tutti, simile all’attuale Ires applicata alle società.
Tuttavia, sia nel caso della flat tax che del taglio dell’Irpef, resta il nodo cruciale delle risorse. Si tratta di interventi ambiziosi e particolarmente onerosi per le casse pubbliche.
Dal taglio dell’Irpef alla flat tax, fino alla rottamazione quinquies: il Governo sembra intenzionato a mettere in campo un pacchetto fiscale articolato. Ma la rottamazione, attesa nel 2026, sarà molto diversa dalle precedenti (come la rottamazione quater).
Questa nuova sanatoria potrebbe rivelarsi vantaggiosa per molti contribuenti, ma con un’importante novità: non sarà estesa a tutti. Sarà, infatti, riservata solo a chi potrà dimostrare una reale difficoltà economica.
A differenza delle edizioni precedenti, l’adesione non sarà automatica. Sarà necessario presentare la documentazione patrimoniale o reddituale per attestare la propria situazione, distinguendo così chi è realmente in difficoltà da chi invece potrebbe adempiere senza problemi.
L’obiettivo è rendere la misura più equa, evitando che se ne avvantaggino soggetti non meritevoli e permettendo allo Stato di recuperare parte delle somme dovute, senza incentivare comportamenti opportunistici.