27 Aug, 2025 - 08:38

Taglio Irpef al 33%, meno tasse per il ceto medio: ecco chi guadagna

Taglio Irpef al 33%, meno tasse per il ceto medio: ecco chi guadagna

L'autunno si preannuncia caldo sul fronte fiscale. Se la fine della stagione estiva è molta attesa dai non amanti delle alte temperature, l’arrivo dell’autunno, anche se caldissimo sul fronte delle novità, potrebbe comunque rappresentare un faro di speranza.

La partita più delicata per il Governo sarà quella legata al taglio dell’Irpef per il ceto medio, una riforma annunciata da tempo ma mai davvero decollata.

A pochi mesi dalla nuova Legge di Bilancio, il tema torna al centro del dibattito politico ed economico, anche per il peso che potrebbe avere sull’elettorato in vista della scadenza naturale della legislatura.

Vediamo, quindi, cosa c’è sul piatto, e come l’aliquota del 33% potrebbe essere vantaggiosa e per chi. 

Verso un ritocco dell’aliquota al 35%: per chi cambia

Al centro del progetto c’è una misura attesa da milioni di contribuenti: la riduzione dell’aliquota Irpef per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro.

Oggi questa fascia è tassata al 35%, ma il Governo punta a portarla al 33%, un intervento che potrebbe alleggerire il carico fiscale per circa 11 milioni di italiani. In alternativa, si valuta di allargare la seconda fascia fino a 60.000 euro, riservando l’aliquota massima del 43% solo ai redditi superiori.

I benefici per i contribuenti sarebbero variabili:

  • Dai 50 euro annui per chi si trova ai margini inferiori della fascia interessata;
  • A 1.500 euro di risparmio all’anno per chi si avvicina al tetto dei 60.000 euro.

Una riforma frenata dalle risorse limitate: ecco perché

Il taglio dell’Irpef non è una novità annunciata oggi. Se ne parla da oltre due anni, ma finora è sempre mancata la copertura finanziaria necessaria.

Il piano iniziale prevedeva di finanziare la misura con i proventi del concordato preventivo biennale, una nuova formula pensata per far emergere redditi sommersi tra le Partite Iva.

Tuttavia, il gettito effettivo si è rivelato inferiore alle attese. Nonostante il contrasto all’evasione abbia prodotto 32 miliardi, buona parte di queste risorse è stata destinata a confermare il taglio del cuneo fiscale e a consolidare i conti pubblici, lasciando poco margine per nuove misure strutturali.

Strategia fiscale e prospettiva politica: un buon dualismo?

Il taglio dell’Irpef rappresenta più di una semplice misura economica: è un segnale politico forte, che la maggioranza vorrebbe portare a casa entro il 2025 o, al più tardi, nel 2026.

Non è un caso che Forza Italia, in particolare, stia spingendo per inserire la riduzione dell’aliquota già nella prossima manovra, indicandola come una priorità assoluta per il ceto medio, da anni penalizzato dalla pressione fiscale.

L’operazione, però, ha un costo: tra i 3 e i 4 miliardi di euro a seconda della platea coinvolta e dell’ampiezza della fascia agevolata. Una cifra non facile da reperire, soprattutto in un contesto di vincoli europei stringenti e rallentamento della crescita economica.

Aliquota unica sullo sfondo: arriverà?

La direzione del governo rimane chiara: semplificare il sistema tributario, riducendo le aliquote e rendendolo più equo.

Il sogno a lungo termine resta quello di arrivare a un’unica aliquota Irpef, con la progressività assicurata da un sistema di detrazioni calibrato. È una prospettiva che piace a molti, ma che richiede tempo, risorse e un’ampia revisione del sistema attuale.

Intanto, la delega fiscale è stata prorogata di 12 mesi: c’è ancora tempo per scrivere i decreti attuativi.

Conclusione: il taglio è sul tavolo, ma il calendario resta incerto

Il taglio dell’Irpef per il ceto medio resta una delle bandiere economiche del governo. Ma per trasformarlo in realtà serviranno scelte coraggiose, coperture solide e una chiara volontà politica. La Legge di Bilancio 2025 sarà il banco di prova decisivo.

Nel frattempo, milioni di contribuenti restano in attesa. E anche il fisco, per una volta, è chiamato a fare i conti con le promesse.

LEGGI ANCHE