05 Sep, 2025 - 14:29

Come finisce e dov'è stato girato "Ready Player One"? Tutto sul film di Steven Spielberg

Come finisce e dov'è stato girato "Ready Player One"? Tutto sul film di Steven Spielberg

Il mondo virtuale diventa realtà e Steven Spielberg lo dimostra con "Ready Player One", film del 2018 che ha fatto impazzire pubblico e critica. Tratto dal romanzo cult di Ernest Cline, la pellicola ha mescolato fantascienza, azione e un oceano di citazioni nerd per raccontare una sfida epica ambientata in un futuro distopico.

Ma oltre alle corse mozzafiato nell’OASIS e alle infinite strizzatine d’occhio alla cultura pop, il film ha anche un finale che lascia il segno e delle location da applausi. Ecco allora tutto quello che c’è da sapere su trama, epilogo e set di uno dei titoli più amati dell’ultimo decennio.

Le location di "Ready Player One"

Se nel film ci si muove tra piste impossibili, città futuristiche e mondi virtuali degni di una maratona di Netflix, dietro le quinte la magia è tutta terrestre. Le riprese sono iniziate nel giugno 2016 e hanno trasformato diverse città inglesi in scenari post-apocalittici.

Birmingham è stata la protagonista indiscussa: le sue strade, come Livery Street nel Jewellery Quarter, sono state usate per ricreare Columbus, Ohio, la città in cui vive Wade. Lì sono stati costruiti anche set spettacolari come le cataste di roulotte che compongono le famose Stacks, le baraccopoli verticali del futuro. Alcuni quartieri industriali, come Digbeth, sono stati ridisegnati in CGI per dare vita a un’America decadente e iperrealistica.

Non solo Birmingham: la produzione ha lavorato anche nei Warner Bros. Studios di Leavesden e alla Solaris House, l’ex sede della Sun Microsystems nel Surrey. Qui sono state girate molte sequenze con tecnologia di motion capture, fondamentali per animare i mondi virtuali dell’OASIS.

E poi c’è la parte più affascinante: la ricostruzione digitale dell’Overlook Hotel di "Shining". Spielberg e il team di Industrial Light & Magic hanno realizzato un lavoro da manuale, combinando riprese originali del capolavoro di Kubrick con scenografie virtuali che hanno lasciato il pubblico a bocca aperta. Non mancavano citazioni da "Jurassic Park", "Ritorno al futuro" e persino il "Gigante di Ferro": insomma, un parco giochi digitale in cui ogni nerd ha trovato il suo momento di gloria.

La trama di "Ready Player One": dall’OASIS alla ribellione

Nel 2045 il mondo reale non è proprio un bel posto: crisi economiche, degrado e disuguaglianze hanno spinto le persone a rifugiarsi nell’OASIS, una realtà virtuale creata dal geniale James Halliday insieme a Ogden Morrow. È qui che Wade Watts, un ragazzo orfano di Columbus, Ohio, passa le sue giornate con l’avatar Parzival.

La morte di Halliday cambia tutto: il creatore lascia in eredità il controllo totale dell’OASIS a chi troverà un Easter Egg nascosto dietro tre chiavi. A partecipare alla caccia ci sono migliaia di Gunters (cacciatori di uova), ma anche la malvagia corporazione IOI, guidata da Nolan Sorrento, pronta a tutto pur di mettere le mani sul premio.

Wade e i suoi amici-alleati - Art3mis, Aech, Daito e Sho - affrontano sfide al limite: una corsa impossibile piena di trabocchetti, una ricostruzione digitale di "The Shining" e un videogioco anni '80 in grado di far impazzire anche i gamer più esperti. Nel frattempo, la IOI cerca di scoprire la vera identità di Wade e lo perseguita anche nel mondo reale, arrivando a colpire la sua famiglia e a rapire Samantha, la giocatrice dietro l’avatar Art3mis.

Tra fughe rocambolesche, hackeraggi, eserciti di avatar e battaglie campali, gli High Five di Wade riescono a unire le forze e a sfidare i Sixers della IOI. Il tutto culmina in uno scontro epico al Castello di Anorak, dove Parzival si gioca la partita finale per il destino dell’OASIS.

Il finale di "Ready Player One": chi vince davvero

Dopo mille prove, colpi bassi e sacrifici, . E qui esplode quella che - forse - è la più epica battaglia di tutti i tempi in un film a tema videogioco: Wade e gli High Five scoprono che l'ultima chiave si trova all'interno del Castello di Anorak, ma la IOI arriva per prima e circonda la struttura con un enorme campo di forza e assolda mercenari a difenderla.

Parzival, però, riesce a diffondere un messaggio a tutti i player dell’OASIS, chiamandoli a unirsi contro IOI. Questo raduno porta a uno scontro colossale. La scena si apre con un’enorme folla di avatar di ogni tipo: cavalieri, samurai, ninja, maghi, alieni, personaggi di videogiochi, anime e film famosi. È un esercito eterogeneo e coloratissimo, contrapposto all’orda militarizzata di IOI.

Le due fazioni si scontrano in un campo aperto, con esplosioni, armi futuristiche, magie e veicoli che si intrecciano in un caos spettacolare. Aech entra in scena pilotando il suo gigantesco Iron Giant, mentre Art3mis si infiltra dietro le linee nemiche per disattivare il generatore del campo di forza. Sho e Daito combattono con grande agilità, uno con mosse ninja, l’altro evocando il suo mecha Gundam, affrontando Mechagodzilla, pilotato da Sorrento.

Art3mis riesce a sabotare il generatore e Parzival e gli altri entrano per affrontare l’ultima sfida. Sorrento, disperato attiva la "Cataclyst", una bomba che distrugge tutti gli avatar presenti nell’area. L’esplosione annienta migliaia di player. Ma Parzival riesce a sopravvivere grazie all'extra life coin e a conquistare la terza chiave e raggiungere l’Easter Egg, ma prima deve affrontare un’ultima tentazione: Anorak, l’avatar di Halliday, gli porge un contratto da firmare. Wade rifiuta, dimostrando di aver capito la lezione più importante del creatore: l’OASIS non è solo un gioco, ma una responsabilità.

Wade ottiene così il controllo dell’universo virtuale, condividendo la vittoria con gli altri High Five e con Art3mis, diventata la sua compagna anche nella vita reale. Tutto cambia: OASIS resterà chiuso due giorni a settimana, per spingere le persone a riconnettersi con la realtà e non vivere solo di avatar e pixel.

Un finale che è al tempo stesso un atto di ribellione contro le grandi corporazioni, una dichiarazione d’amore per la cultura pop e un invito a non dimenticare che la vera avventura si gioca fuori dallo schermo.

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