Avete sentito la campanella che richiama tutti in aula? No, non è il tribunale della vostra città, ma il ritorno in grande stile di uno dei programmi più longevi e iconici della Rai: "Un giorno in pretura". Dopo oltre trent’anni di processi seguiti passo passo, Roberta Petrelluzzi riporta in tv la cronaca giudiziaria che ha fatto scuola.
Il tutto, però, non senza una novità sostanziale: lo storico format ha cambiato collocazione e da questa stagione va in onda la domenica sera, sempre su Rai 3, alle 23.10. Un cambio di giorno che segna un nuovo capitolo, ma con la stessa voce narrante, rigorosa e inconfondibile, che dal 1988 accompagna il pubblico italiano dentro i casi più intricati delle nostre aule di giustizia.
Dal 7 settembre, i fan hanno potuto ritrovare il programma in un set tutto rinnovato, più essenziale, con una formula snella ma fedele allo spirito originale. Il grande cambiamento è proprio la messa in onda: non più il sabato, ma la domenica in seconda serata, alle 23:10. Una scelta che punta a intercettare un pubblico diverso e, diciamolo, a trasformare la domenica sera in un momento perfetto per immergersi in storie di cronaca giudiziaria senza filtri.
Il primo appuntamento della stagione si è aperto con il caso di Speranza Ponti, la donna scomparsa da Alghero nel 2019 e ritrovata senza vita un mese dopo. A processo è finito il compagno Massimiliano Farci, già condannato in passato per omicidio e rapina. Un intreccio torbido, che lo stesso imputato ha cercato di ribaltare con la tesi del suicidio della compagna. La puntata, dal titolo "Il vizio del lupo", è stata disponibile già dal 31 agosto su RaiPlay, anticipando l’appuntamento televisivo.
Ma non è finita qui: la stagione continua con altri casi che hanno fatto discutere, come quello di "Ambra", legato all’omicidio di Salvatore Dentamaro, trovato senza vita in una macchina a Bari nel 2018, in una vicenda che mescola identità, doppie vite e sospetti sul giro della prostituzione trans.
Diciamolo chiaramente: "Un giorno in pretura" è Roberta Petrelluzzi. Senza la sua conduzione asciutta, la sua narrazione neutra e insieme magnetica, il programma non avrebbe avuto lo stesso impatto. Nata ad Adrara San Martino, in provincia di Bergamo, laureata in Scienze biologiche e con un passato da ricercatrice universitaria, Petrelluzzi è approdata quasi per caso in Rai nel 1979.
Dal 1988 è diventata la padrona di casa di questo format che ha cambiato il modo di raccontare i tribunali in tv.
In una delle sue rare interviste al Corriere, ha raccontato: "Vengo da un piccolo mondo, antico e raffinato… i bergamaschi sono lavoratori accaniti. Gente che non molla mai". Un tratto che sembra specchiarsi anche nel suo modo di condurre: rigoroso, mai sopra le righe, capace di dare spazio alle immagini e alle parole dei protagonisti senza giudicare, ma lasciando che siano i fatti a parlare.
Pochi programmi possono vantare una longevità simile. Dal 1988 a oggi, "Un giorno in pretura" ha documentato processi che hanno segnato la storia del nostro Paese: dal processo a Erich Priebke per le Fosse Ardeatine, a Tangentopoli, fino ai casi del Mostro di Firenze, di Marta Russo, della Strage di Erba e del Delitto di Avetrana.
Non c’è stato grande caso giudiziario che non abbia avuto il suo spazio davanti alle telecamere della trasmissione. E il pubblico, anno dopo anno, ha continuato a seguirlo, tra curiosità e fascinazione, perché in fondo "Un giorno in pretura" non è mai stato solo un programma tv: è stato (ed è tuttora) una lente attraverso cui osservare l’Italia, le sue contraddizioni, le sue paure e le sue ossessioni.
Per chi si fosse perso le prime puntate o volesse fare una maratona di casi storici, la risposta è semplice: RaiPlay. La piattaforma della Rai mette a disposizione sia gli episodi recenti sia le stagioni passate, permettendo agli appassionati di rivedere processi che hanno fatto epoca o di scoprire quelli più recenti. Ma l’appuntamento "live" resta la domenica alle 23.10 su Rai 3, quando Roberta Petrelluzzi riapre virtualmente le porte delle aule giudiziarie italiane.