Dopo oltre un anno di stallo, tra rinvii e richieste sindacali, il rinnovo del contratto nazionale delle Funzioni Locali torna finalmente al centro del confronto.
Migliaia di lavoratori del comparto - impegnati ogni giorno nell’erogazione di servizi pubblici essenziali - hanno atteso a lungo, continuando a operare senza garanzie sugli aumenti salariali promessi.
Vediamo subito a chi si rivolge il nuovo contratto, quali sono le proposte in campo per gli aumenti e tutte le possibili novità del rinnovo.
Il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle Funzioni Locali interessa una delle componenti più ampie e strategiche della pubblica amministrazione.
Sono oltre 430 mila i dipendenti coinvolti: lavorano nei Comuni, nelle Province, nelle Città metropolitane e nelle Regioni, ma anche nelle Camere di commercio, nelle aziende speciali e negli enti strumentali degli enti locali.
Una rete capillare di professionalità che garantisce ogni giorno il funzionamento di servizi fondamentali per i cittadini. Dall’anagrafe alle biblioteche, dalla gestione dei tributi ai lavori pubblici, fino alla protezione civile e all’assistenza sociale: questi lavoratori rappresentano il volto operativo delle istituzioni sul territorio.
Per molti cittadini, sono il primo interlocutore con cui confrontarsi quando si ha bisogno di un documento, di un permesso, di un supporto concreto nella vita quotidiana.
Un comparto che attende da tempo il riconoscimento economico e normativo di un ruolo centrale nell’erogazione dei servizi pubblici locali.
La bozza del nuovo contratto per il comparto delle Funzioni Locali introduce aumenti tabellari che variano in base al profilo professionale.
Per i funzionari l’incremento mensile lordo potrebbe arrivare fino a:
Oltre al miglioramento diretto delle retribuzioni, la novità più significativa riguarda la ricaduta strutturale su pensioni e trattamento di fine rapporto.
Una parte dell’indennità di comparto verrà assorbita nello stipendio tabellare, incrementando così la base imponibile utile per il calcolo degli assegni previdenziali e del TFR.
Un intervento che non si limita al presente, ma rafforza il valore della retribuzione anche in prospettiva futura.
Il nuovo contratto introduce una maggiore autonomia per gli enti locali con bilanci in equilibrio. Le amministrazioni considerate “virtuose” potranno contare su una gestione più flessibile delle risorse destinate al salario accessorio, con l’obiettivo di valorizzare il personale in modo più mirato e coerente con le esigenze operative.
Si tratta di un intervento che punta a riequilibrare i trattamenti economici tra amministrazioni con capacità finanziarie diverse, riducendo le disparità oggi esistenti.
Allo stesso tempo, la misura intende frenare l’emorragia di dipendenti verso altri comparti della Pubblica Amministrazione, spesso considerati più vantaggiosi dal punto di vista retributivo.
Questo aumento potrebbe anche portare una boccata d'aria, considerando che, in linea generale anche se gli stipendi sono più alti il netto rimane lo stesso (o diminuisce).
Dopo oltre quattordici incontri interlocutori senza un esito definitivo, settembre si presenta come il momento decisivo per il rinnovo del contratto nazionale delle Funzioni Locali.
Il confronto tra Aran e sindacati entra in una fase determinante, con l’intesa che sembrerebbe finalmente a portata di mano.
Nonostante le tensioni, il clima negoziale appare più favorevole rispetto al passato. L’obiettivo condiviso è arrivare alla firma del nuovo contratto entro la fine del 2025, con il pagamento degli arretrati già nella prima metà del 2026.