09 Sep, 2025 - 14:33

Saman Abbas, l'omicidio "programmato con fredda lucidità": cosa scrivono i giudici d'Appello

Saman Abbas, l'omicidio "programmato con fredda lucidità": cosa scrivono i giudici d'Appello

Non sopportavano il suo desiderio di autonomia. Per questo, alla fine, hanno premeditato e messo in atto un piano per ucciderla. È quanto emerge dalle motivazioni con cui - lo scorso aprile - la Corte d'Assise d'Appello di Bologna ha condannato all'ergastolo e a 22 anni di reclusione i genitori, i cugini e lo zio di Saman Abbas, la ragazza di origini pachistane trovata senza vita a Novellara un anno e mezzo dopo la sua scomparsa, nel 2022.

Omicidio Saman Abbas, ecco le motivazioni della sentenza d'Appello

Per i giudici di secondo grado, l'omicidio della 18enne sarebbe stato programmato "dal clan familiare con fredda lucidità e per un congruo lasso di tempo". Questo perché la ragazza - peraltro già privata della possibilità di completare gli studi - aveva "deciso di vivere liberamente e in piena autonomia la propria vita", in contrasto "con i valori etici e il credo religioso” della famiglia. Una punizione, dunque. Una vendetta. Per una voglia di autodeterminazione vissuta come frattura insanabile, come lesione dell'onore interno. E quindi non accettabile.

Il piano, poi il delitto e la fuga: la ricostruzione, passo per passo

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Saman fu attirata in una trappola e poi uccisa. La madre la convinse a tornare a casa dopo che lei - essendosi rifiutata di contrarre un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan - era fuggita, rifugiandosi in una comunità e denunciando i familiari.

"Stiamo morendo, torna, faremo come ci dirai tu", le scrisse in un sms, facendole intendere che le avrebbero permesso di continuare a frequentare Saqib Ayub, il ragazzo che aveva conosciuto sui social e insieme a cui sognava un futuro altrove. Il piano per ucciderla però, a quel punto, era già pronto.

Fu messo in atto la sera del primo maggio 2021. Insieme ai genitori, la giovane si recò in una serra adiacente all'abitazione di famiglia. Lì lo zio Danish Hasnain la strangolò. Il suo corpo venne poi nascosto in una fossa molto profonda, che era stata scavata per l'occasione anche dai cugini.

Perché lo zio della 18enne ha evitato la condanna all'ergastolo

Sia i genitori Nazia Shaheen e Shabbar Abbas che i cugini Nomanhulaq Nomnhulaq e Ikram Ijaz (che in primo grado erano stati assolti) sono stati condannati in secondo grado al massimo della pena, l'ergastolo. Hasnain, che pure è stato riconosciuto come l'esecutore materiale del delitto, ha ricevuto invece una condanna a 22 anni.

Il motivo è semplice: fu lui, un anno e mezzo dopo l'omicidio, a consentire il ritrovamento del cadavere della 18enne, dando una svolta alle indagini. Si pensava, inizialmente, che Saman fosse sparita. La verità su quanto realmente accaduto è emersa col tempo, grazie ai filmati delle videocamere di sorveglianza installate nei pressi della scena del crimine.

Ma anche grazie alla preziosa testimonianza del fratello Alì, che all'epoca dei fatti era minorenne. È stato il giovane a raccontare che vide lo zio metterle le mani al collo. È stato sempre lui a confermare che, non appena tornati a casa, quella sera i genitori prepararono le valigie per il Pakistan, dove sarebbero poi stati catturati.

In alto un servizio della trasmissione Rai "La Vita in Diretta"  sul caso Saman - 14 marzo 2025.

Entrambi - così come il resto dei familiari finiti a processo - si sono sempre dichiarati innocenti, additando la colpa ad altri. Ma alle loro rispettive versioni, i giudici - complici i numerosi indizi di colpevolezza raccolti dagli investigatori - non hanno finora creduto.

Si attende adesso il verdetto definitivo, quello della Cassazione. I giudici della Corte suprema dovranno decidere se confermare le condanne emesse in Appello oppure disporre un nuovo processo - quello che in gergo viene definito "Appello bis" -. Le parti civili? Sperano ovviamente che sia fatta giustizia. 

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