Settembre segna l’avvio ufficiale della stagione politica più intensa dell’anno: quella della Legge di Bilancio.
Come ogni anno, partono le discussioni sulle misure da inserire nella Manovra, tra proposte e promesse spesso difficili da realizzare.
Il confronto politico è già acceso, ma per ora manca ancora il quadro economico definitivo che farà da guida alle decisioni. Cosa aspettarsi? Facciamo il punto.
Il vero punto di partenza della Legge di Bilancio 2026 sarà la revisione del quadro macroeconomico, che il Governo deve aggiornare entro fine settembre. Senza queste informazioni, è impossibile capire quanto margine di manovra ci sarà per le spese pubbliche.
Nonostante ciò, il taglio dell’IRPEF per il ceto medio resta una priorità confermata dal Governo. La premier Giorgia Meloni e il vicepremier Tajani hanno più volte ribadito l’impegno a ridurre la pressione fiscale sulle fasce di reddito medie, ormai da troppo tempo in attesa.
Secondo le stime, l’intervento costerebbe almeno 2,5 miliardi di euro, necessari per abbassare l’aliquota dal 35% al 33% sul secondo scaglione (28.000-50.000 euro) o per estendere questo scaglione fino a 65.000 euro di reddito. Le opzioni più ampie, che prevede il 33% fino a 60.000 euro, aumenterebbero ulteriormente i costi.
Il nodo resta dunque quello delle risorse disponibili e della sostenibilità del taglio fiscale, tema che impone un equilibrio delicato tra esigenze politiche e vincoli di bilancio.
Un altro tema caldo è la riforma della pace fiscale, con la Lega che propone una rateizzazione fino a 10 anni per le cartelle esattoriali fino al 2023. L’idea è di inserirla nella Manovra, ma il percorso è ancora in salita.
Il Ministero dell’Economia si mostra cauto, sottolineando la necessità di analizzare a fondo il “magazzino” dei debiti verso l’Agenzia delle Entrate, che ammontano a oltre 1.200 miliardi di euro.
Inoltre, si punta a introdurre criteri di selettività per evitare un condono generalizzato. La definizione agevolata è quindi in fase di elaborazione, ma resta da chiarire la forma finale e le coperture necessarie.
Oltre a IRPEF e pace fiscale, la lista delle proposte si allunga giorno dopo giorno. Viene rilanciata la flat tax per le partite IVA fino a 100.000 euro, misura simbolica ma oggi difficilmente compatibile con le regole europee.
D'altra parte si spinge per confermare l’IRES premiale e rilancia i bonus fiscali per lavoratori, come detassazione di straordinari, premi e tredicesime.
Dall’opposizione arrivano invece proposte per adeguare automaticamente, ogni due anni, gli scaglioni IRPEF e la no tax area per contrastare l’effetto dell’inflazione sui redditi da lavoro.
Sul fronte pensioni, si discute sull’ipotesi di utilizzare il TFR come rendita pensionistica per anticipare l’uscita a 64 anni, mentre restano aperte le questioni legate a Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.
Tra le novità più specifiche emergono anche proposte per aumentare la detassazione dei buoni pasto fino a 10 euro e per introdurre detrazioni fiscali per i libri scolastici.
La Legge di Bilancio 2026 si prepara a essere un terreno di confronto acceso tra promesse elettorali e vincoli economici. Senza i dati aggiornati sul quadro macroeconomico, il Governo dovrà comunque cercare di bilanciare le aspettative di maggioranza e opposizione con la realtà dei conti pubblici.
La vera prova sarà riuscire a costruire una Manovra sostenibile che sappia dare risposte concrete al ceto medio, senza compromettere la stabilità finanziaria del Paese. Il conto alla rovescia è iniziato e le scelte fatte in autunno influenzeranno l’intero 2026.