Con l’arrivo della stagione invernale e la chiusura delle attività estive, migliaia di lavoratori stagionali del settore turistico e alberghiero si preparano, come ogni anno, a fare richiesta della Naspi.
Ma nel 2025, molti di loro potrebbero restare a mani vuote. A partire dal 1° gennaio 2025, infatti, sono entrati in vigore importanti novità sulla Naspi.
Le nuove regole, pensate per contrastare abusi e comportamenti elusivi, renderanno più difficile l’accesso all’indennità.
Vediamo chi rischia di restare a mani vuote e perché.
In un settore come quello turistico, caratterizzato da contratti a termine legati all’andamento delle stagioni, la Naspi rappresenta una fonte di reddito fondamentale.
Per molti, è l’unica forma di sostegno economico tra una stagione lavorativa e l’altra. La nuova normativa prevede che, in caso di dimissioni volontarie da un precedente impiego, non sia più possibile accedere immediatamente alla Naspi. Il lavoratore dovrà prima soddisfare due condizioni fondamentali.
La prima condizione è che il nuovo contratto di lavoro duri almeno tre mesi consecutivi.
La seconda è che durante questo periodo siano maturate almeno tredici settimane di contributi. Solo al termine di questo nuovo rapporto di lavoro sarà possibile fare domanda per la Naspi.
In assenza di uno di questi due requisiti, la richiesta verrà respinta.
Le nuove regole sulla Naspi sono state introdotte per contrastare alcune pratiche ritenute elusorie.
In passato, non era raro che lavoratori e datori di lavoro si accordassero per simulare un licenziamento, o per attivare contratti di pochi giorni utili solo a “sbloccare” la possibilità di richiedere l’indennità.
Per esempio, alcuni lavoratori si assentavano ingiustificatamente, costringendo il datore a licenziarli. Altri firmavano contratti brevi e simbolici subito dopo essersi dimessi, così da aggirare le regole. Allo stesso tempo, i datori di lavoro evitavano il pagamento del ticket di licenziamento, previsto nei casi di interruzione unilaterale del rapporto.
Con la nuova normativa, queste scorciatoie non sono più praticabili.
Un elemento importante della riforma riguarda la tipologia del contratto da cui ci si è dimessi.
Se il rapporto di lavoro interrotto era a termine, come avviene di frequente nel settore turistico e alberghiero, potrebbero esserci margini di interpretazione più favorevoli per il lavoratore.
In questi casi, è essenziale rivolgersi a un patronato o a un consulente esperto di previdenza per valutare nel dettaglio la propria posizione. Anche se una prima verifica è già stata fatta, ottenere un secondo parere tecnico può essere decisivo.
Chi ha lavorato regolarmente durante la stagione estiva 2025 e ha maturato più di tredici settimane di contributi con un contratto di almeno tre mesi, dovrebbe rientrare nei nuovi requisiti per ottenere la Naspi, anche se in precedenza si era dimesso.
La durata del contratto e la continuità della prestazione lavorativa saranno due fattori determinanti per la riuscita della domanda.
Con l’entrata in vigore delle nuove regole, i lavoratori stagionali devono prestare particolare attenzione alla propria situazione contributiva e contrattuale.
Un errore nella gestione dei contratti o una valutazione sbagliata dei requisiti può comportare la perdita dell’indennità per diversi mesi.
La raccomandazione, in vista della fine della stagione turistica, è quella di non dare nulla per scontato. È opportuno verificare con attenzione se si rispettano le nuove condizioni richieste dall’Inps per l’accesso alla Naspi.