17 Sep, 2025 - 15:44

Bullismo e suicidio tra i giovani, cosa fare? I consigli della dr.ssa Di Filippo dopo il caso Mendico

Bullismo e suicidio tra i giovani, cosa fare? I consigli della dr.ssa Di Filippo dopo il caso Mendico

Lo chiamavano "Paoletta" o "Nino D'Angelo", per via dei capelli biondi portati lunghi o a caschetto e la sua passione per la musica. Paolo Mendico aveva solo 14 anni, ma da tempo era oggetto di prese in giro e offese da parte di alcuni coetanei. Una problematica di cui aveva parlato ai genitori, i quali, in più occasioni, si erano rivolti alla scuola chiedendo aiuto. Non è bastato.

Pochi giorni prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, il ragazzo si è tolto la vita nella sua cameretta. La Procura ha aperto ora un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità e chiarire se la tragedia potesse essere evitata. Restano però ancora molti - troppi - interrogativi aperti. Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta Alexia Di Filippo, esperta in età evolutiva e dinamiche adolescenziali.

Bullismo e suicidio come via d’uscita: una spiegazione

D: Dottoressa, cosa accade nella mente di un adolescente - in questo caso vittima di bullismo - che arriva a considerare il suicidio come unica via d'uscita?

R: “La sistematicità che caratterizza il bullismo e la volontà deliberata di arrecare danno alla vittima configurano una persecuzione, che finisce per schiacciare chi la subisce. Lo squilibrio di potere tra bullo e vittima, unito alla capacità del primo di coalizzarsi con altri per isolarla, deumanizzarla e ridurla a un bersaglio mobile, fa sì che la vittima si senta intrappolata in un incubo.

Un incubo fatto di angherie sempre più gravi, che minano la fiducia in sé stessa, negli altri e nella possibilità di poterne uscire senza conseguenze serie. Spesso, infatti, la vittima viene anche minacciata, proprio per impedirle di chiedere aiuto. Quando questa dinamica si sviluppa in ambito scolastico, si trasforma in una tortura quotidiana.

In molti casi, l’unica soluzione percepita diventa interrompere il percorso scolastico o cambiare istituto. Ma a volte, purtroppo, la spirale si chiude tragicamente, con la persona offesa che arriva a togliersi la vita, come è accaduto, purtroppo, al povero Paolo Mendico”.

D: C'è un'età, o una fase della crescita, in cui i ragazzi sono più vulnerabili?

R: “Se parliamo di rischio suicidario, l'età di maggiore vulnerabilità è l'adolescenza. I dati dell'Unione Europea collocano infatti il suicidio come seconda causa di morte tra i giovani nella fascia 15-19 anni.

È importante poi sottolineare il legame tra bullismo e suicidio evidenziato dalla ricerca scientifica: chi è stato coinvolto in episodi ripetuti di vessazione ha una probabilità da tre a cinque volte superiore di sperimentare ideazione suicidaria o tentativi di suicidio rispetto agli adolescenti non esposti a tali dinamiche.

Poiché oggi l'età in cui si verificano i primi episodi di bullismo si è abbassata attorno ai 7-8 anni, è fondamentale che i genitori prestino attenzione sin da subito e che le scuole attivino precocemente interventi di prevenzione”.

I possibili segnali di disagio e come riconoscerli

D: Quali sono i segnali, anche silenziosi, che un ragazzo può manifestare quando è vittima di bullismo o sta attraversando un momento di forte disagio emotivo?

R: “I segnali sono molteplici e non sempre immediatamente riconoscibili o leggibili come indicatori di un disagio legato al bullismo. Occorre prestare attenzione a eventuali cambiamenti dell'umore o del comportamento abituale, alla comparsa di sintomi erratici (spesso in prossimità dell'inizio delle lezioni), così come a atteggiamenti e/o espressioni che rivelano insofferenza, se non un vero e proprio rifiuto, verso la scuola. Anche i tentativi di evitare l'ambiente scolastico o le attività a esso collegate non si devono sottovalutare”.

D: Che ruolo giocano i social media in questi casi? Il cyberbullismo può diventare un fattore scatenante o amplificatore del malessere?

R: “Non c'è dubbio: esistono evidenze scientifiche che collegano il cyberbullismo a ideazione suicidaria e comportamenti suicidari. Uno studio condotto su 25.000 bambini e ragazzi europei tra i 9 ed i 16 anni ha rilevato la tendenza, tra quanti coinvolti in dinamiche bullistiche - sia come vittime che come autori - a visionare contenuti online riguardanti autolesionismo o suicidi.

Va inoltre sottolineato che chi assume il ruolo di bullo è spesso un bambino o un ragazzo che proviene da contesti problematici, socio-culturalmente svantaggiati o segnati da carenze educative e affettive. Anche in questi casi sarebbe possibile intervenire in modo efficace intercettando precocemente i segnali di disagio e attivando un supporto adeguato”.

I consigli della psicoterapeuta Alexia Di Filippo

D: Come possono genitori, insegnanti o altri adulti di riferimento intervenire in modo concreto ed efficace quando sospettano situazioni simili?

R: “È fondamentale che i genitori abituino i figli al dialogo fin da piccoli, trasmettendo loro la certezza che, qualunque problema si presenti, mamma e papà saranno sempre al loro fianco, pronti a tutelarli e a cercare insieme la migliore soluzione possibile.Soprattutto in casi di bullismo, far sentire la propria presenza e un sostegno costante alla vittima è spesso determinante, per non dire salvifico.

Chi subisce bullismo vive infatti in una solitudine disperante, causata dall'isolamento generato dalle maldicenze, dalle minacce eo dalle calunnie dei coetanei. Attenzione e cura sono altrettanto fondamentali da parte degli insegnanti, che hanno il dovere di prevenire, segnalare e intervenire in situazioni di questo tipo. Una delle strategie più efficaci è proprio sostenere chi viene costantemente vessato.

Per sottolineare quanto il ruolo dell'insegnante sia cruciale, vorrei condividere un commento scritto a margine del video sulla vicenda di Mendico che ho pubblicato su TikTok:

virgolette
Io, ragazza autistica e ADHD, sono sopravvissuta agli anni scolastici solo grazie agli insegnanti. Gli insegnanti possono e devono fare la differenza, non avete idea di quanto. Sono loro le persone a cui rivolgersi, e che devono avere la durezza di mettersi in mezzo e aiutare. 
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