17 Sep, 2025 - 18:53

Sanzioni Ue contro Israele: è possibile? Cosa ci dicono i precedenti tentativi falliti

Sanzioni Ue contro Israele: è possibile? Cosa ci dicono i precedenti tentativi falliti

La Commissione europea ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele, suscitando un nuovo dibattito tra gli Stati membri. L’obiettivo è sospendere i benefici commerciali e colpire alcuni esponenti politici israeliani per violazioni dei diritti umani a Gaza, ma le differenze rendono incerta l’approvazione delle misure.

La proposta della Commissione europea

La Commissione europea ha proposto, il 17 settembre 2025, un pacchetto di sanzioni contro Israele. Il presidente della Commissione Ursula von der Leyen, aveva già svelato il piano una settimana prima, durante un discorso a Strasburgo, annunciando l'intenzione di limitare gli scambi commerciali con il paese.

Il piano promosso da von der Leyen mira in particolare a sospendere alcune disposizioni commerciali dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele. Ciò toglierebbe ai prodotti israeliani l’accesso preferenziale ai mercati europei, con l'imposizione di tariffe sulle esportazioni.

Tra le misure proposte vi sono anche sanzioni rivolte a due ministri del governo israeliano e ad esponenti dell’estrema destra: il ministro della Sicurezza, Itamar Ben Gvir, e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, per il loro presunto ruolo nell'incitamento alla violenza in Cisgiordania. Similmente, nel giugno 2025, Regno Unito, Australia, Canada, Norvegia e Nuova Zelanda avevano già imposto sanzioni a Ben Gvir e Smotrich per "ripetuti incitamenti alla violenza contro le comunità palestinesi" in Cisgiordania.

La proposta comprende inoltre sanzioni contro dieci esponenti di Hamas.

Le misure della Commissione europea derivano dal "rapido deterioramento della situazione umanitaria a Gaza in seguito all'intervento militare di Israele, al blocco degli aiuti umanitari e all'intensificazione delle operazioni militari", tra cui l'offensiva di terra in corso.

Le difficoltà procedurali e le divisioni tra gli Stati membri

Nonostante la crescente pressione delle nazioni europee su Tel Aviv, sembra piuttosto improbabile che le misure vengano approvate.

Dietro a questo c’è anche una differenza procedurale chiave nell’Unione europea: le restrizioni commerciali possono essere approvate con la maggioranza qualificata dei 27 stati membri, mentre le sanzioni rivolte a singoli individui richiedono l’unanimità.

Le misure potrebbero quindi essere bloccate da diversi paesi, tra cui la Germania, mentre nazioni come Irlanda e Spagna chiedono l'adozione di misure più severe.

Già nel febbraio 2024, Madrid e Dublino avevano sollecitato alla Commissione europea una "revisione urgente" dell'accordo di associazione UE-Israele, citando la guerra a Gaza e il peggioramento della crisi umanitaria.

Nell'agosto 2024, l'ex Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, aveva suggerito di prendere in considerazione sanzioni contro i ministri israeliani. La proposta, tuttavia, non ha raggiunto l'unanimità tra gli stati membri.

Nel corso del 2025, l’Unione europea ha discusso più volte la questione delle sanzioni contro Israele.

A maggio, una maggioranza di 17 su 27 membri ha sostenuto una proposta per rivedere l’Accordo di Associazione UE-Israele, verificando eventuali violazioni degli obblighi sui diritti umani.

Nel mese di luglio, invece, la proposta della Commissione europea di negare a Israele l'accesso parziale al fondo Horizon Europe non è riuscita a ottenere il necessario sostegno della maggioranza qualificata dei ministri degli esteri del blocco. In seguito, è stato stabilito un monitoraggio ravvicinato della situazione.

Sebbene non sia stata resa nota la data dell’ultima proposta di von der Leyen, l'Unione europea sembra rimanere divisa quando si tratta di adottare misure concrete.

Il peso economico e commerciale dell’UE su Israele

L'UE è il principale partner commerciale di Israele, con il 32 per cento  del suo scambio di merci nel 2024, per un valore di 42,6 miliardi di euro. Ciò significa che eventuali sanzioni, se approvate, avrebbero un impatto significativo sull’economia israeliana, soprattutto per settori come l’agricoltura e l’industria alimentare, ma richiedono il superamento di forti resistenze politiche interne ai singoli stati membri.

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