Il ministro Matteo Salvini torna a proporre una revisione del calcolo dell’ISEE, con l’obiettivo di escludere dal conteggio il valore della prima casa.
Una proposta che mira ad allargare la platea di famiglie beneficiarie di bonus e agevolazioni pubbliche, soprattutto quelle del ceto medio, oggi spesso escluse per via di criteri considerati troppo restrittivi. La proposta non è nuova.
Ma ora, in vista della Legge di Bilancio 2026, rilancia il dibattito su un indicatore che andrebbe rivisto perché non rappresenta in modo equo la reale condizione economica di molte famiglie italiane.
Come dovrebbe cambiare? Vediamo qual è la proposta e come funziona adesso.
L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) è il parametro utilizzato per valutare il diritto ad accedere a numerose misure di sostegno, tra cui assegno unico per i figli, bonus nido, bonus mamme, contributi per le bollette e altri aiuti rivolti alle famiglie.
Il calcolo dell’ISEE si basa sulla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), che considera reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare, composizione del nucleo familiare e altre variabili.
Tuttavia, sempre più spesso viene criticato perché, a causa di soglie rigide, molte famiglie vengono escluse dai benefici anche in presenza di situazioni economiche complesse.
Nel mirino della proposta c’è in particolare l’impatto dell’abitazione principale sul valore dell’ISEE. Sarebbe ingiusto che il possesso della prima casa - spesso frutto di anni di sacrifici - penalizzi le famiglie, impedendo loro di accedere agli aiuti statali.
Attualmente, la normativa già prevede una parziale esclusione: i primi 52.000 euro del valore IMU dell’abitazione principale (al netto dell’eventuale mutuo residuo) non vengono conteggiati. A questa soglia si aggiungono 2.500 euro per ogni figlio convivente oltre il secondo. Solo la parte eccedente viene considerata, e in misura parziale (due terzi).
Nonostante queste attenuazioni, l’impatto è ancora troppo rilevante. La sua proposta prevede quindi l’esclusione totale della prima casa dal calcolo dell’ISEE, per garantire un accesso più equo alle agevolazioni.
Un primo intervento sul calcolo dell’ISEE è già stato previsto dalla Legge di Bilancio 2024, che ha escluso dal patrimonio considerato i titoli di Stato - come BTP, libretti di risparmio postale e buoni fruttiferi - fino a un massimo di 50.000 euro. La misura è entrata in vigore il 3 aprile 2025.
Questa modifica ha ampliato la platea di famiglie con ISEE più basso, in particolare per quanto riguarda l’accesso all’assegno unico per i figli. Secondo i dati forniti dal Governo, l’intervento ha comportato un aumento della spesa pubblica di circa 44 milioni di euro.
In vista della manovra economica del prossimo anno, la revisione dell’ISEE potrebbe tornare al centro del dibattito politico. Oltre al taglio dell’Irpef per il ceto medio e alla nuova rottamazione delle cartelle (la cosiddetta “rottamazione quater”), la proposta mira a rafforzare le misure a sostegno delle famiglie escludendo completamente la prima casa dal calcolo dell’indicatore economico.
Un intervento che, se approvato, potrebbe modificare in modo significativo l’accesso a bonus e agevolazioni, con ricadute dirette sulla spesa pubblica e sul sistema di welfare italiano.