Il megafono, per strada, annuncia come nelle più tradizionali campagne elettorali, che in serata ci sarà il comizio di Elly Schlein con Matteo Ricci. Proprio mentre a Porto San Giorgio, cittadina del fermano sul litorale, sta sbarcando Matteo Salvini, che rilancia il ruolo di Luca Zaia per il Veneto, sta girando palmo a palmo la Regione per cercare di replicare, per la Lega, quel risultato a doppia cifra incassato nel 2020. E la parola d'ordine, in un centrodestra che rimane convinto di vincere, è minimizzare, ricondurre le elezioni regionali a un voto territoriale, non nazionale e tanto meno da giocare sul posizionamento internazionale. E insistere sul richiamo alle urne per evitare inciampi come quello sardo. O che il centrosinistra riconquisti la regione. "Non si può parlare di sondaggi ma tira una buona aria" però "andate a votare", va ripetendo ad ogni appuntamento elettorale il vicepremier, unico dei leader della coalizione di governo in regione per tutta la settimana (Giorgia Meloni e Antonio Tajani sono a New York, impegnati con l'assemblea delle Nazioni Unite). Se ai seggi andasse solamente il "50-55% come leggo sarebbe una sconfitta per tutti", insiste Salvini continuando il suo appello al voto.
Convinto appunto che il centrodestra vincerà e che "al suo interno la Lega - dice senza sbilanciarsi in un vero e proprio pronostico - avrà un buon risultato". Lo stesso che conta di replicare in Veneto, anche sfruttando il brand del "Doge", che non si è potuto ricandidare per il terzo mandato (che per lui sarebbe stato il quarto). Ma la comparsa di grandi manifesti con l'immagine di Zaia e il clam 'l'impegno continua', traduce Salvini, significa che il governatore uscente resterà "in campo" in qualche modo. E se non sarà "la lista Zaia" di cui, dice, si sta ancora "discutendo con gli alleati", allora sarà "sicuramente capolista" nelle liste leghiste.