La Naspi è il perfetto strumento transitorio tra la perdita di un lavoro e la ricerca di una nuova attività. Una misura importante, nata per accompagnare i disoccupati involontari in un momento che potrebbe essere difficile.
Quando, però, si arriva ad avere una certa età anagrafica e si perde il lavoro, in alcuni casi, non si cerca più un nuovo lavoro ma ci si orienta alla pensione.
Cosa fare al termine della Naspi? Si può pensare alla pensione anticipata, utilizzando alcune forme che ben si adattano alla situazione di chi ha perso il posto di lavoro.
In questo articolo, parleremo di due opzioni: una formula che non prevede limiti anagrafici e (potenzialmente) potrebbe essere adatta a qualsiasi età e un’altra, invece, prevede il compimento di almeno 63 anni.
La pensione per i lavoratori precoci non subirà modifiche con la prossima Legge di Bilancio. La misura, attualmente nota come Quota 41, resterà in vigore, anche se si sta valutando l’introduzione di una versione flessibile che potrebbe sostituire Quota 103.
La nuova formula prevederebbe un accesso anticipato fissato a 62 anni, ma con penalizzazioni più contenute sull’assegno pensionistico.
In particolare, al posto del ricalcolo contributivo integrale - che può ridurre l’importo anche oltre il 30% - si ipotizzano riduzioni lineari legate agli anni di anticipo rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia. La perdita massima per chi andrà in pensione cinque anni prima sarebbe quindi limitata al 10%.
Quota 41 tradizionale, invece, rimarrebbe priva di penalizzazioni ma accessibile soltanto a specifiche categorie di lavoratori, tra cui i disoccupati.
Rientrano in questa categoria i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro senza una loro responsabilità diretta. Per poter accedere alla pensione con Quota 41, è necessario aver richiesto e percepito integralmente l’indennità Naspi, e presentare la domanda soltanto dopo un’attesa di almeno tre mesi dall’ultimo pagamento.
Essendo una misura rivolta ai cosiddetti precoci, è fondamentale dimostrare di appartenere a questa categoria: dei 41 anni di contributi richiesti, almeno 12 mesi devono essere stati versati prima del compimento del 19° anno di età. Questo requisito può essere soddisfatto anche attraverso periodi lavorativi non continuativi.
L’Ape sociale rappresenta una preziosa opportunità per i disoccupati provenienti dalla Naspi, consentendo un passaggio diretto dall’ammortizzatore sociale al pensionamento anticipato, senza dover osservare i tre mesi di attesa previsti invece per Quota 41.
Attualmente, per accedere all’Ape sociale è necessario aver esaurito l’intera indennità Naspi e vantare almeno 30 anni di contributi versati, con un’età minima fissata a 63 anni e 5 mesi.
Tuttavia, si profilano possibili novità legislative. Negli ultimi anni, infatti, alcune sentenze hanno accolto i ricorsi di lavoratori che avevano visto respingere la domanda di Ape sociale dall’Inps, in quanto non avevano usufruito della Naspi. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di aver percepito integralmente la
Naspi riguarda esclusivamente chi ne ha fatto effettiva richiesta, dal momento che Ape sociale e Naspi non possono essere cumulate.
Di conseguenza, anche chi pur avendone diritto non ha mai fruito della Naspi può ora accedere all’Ape sociale e ottenere il via libera dall’Inps per il pensionamento anticipato.
Sulla scia di questi pronunciamenti, il governo sembrerebbe orientato a rivedere la normativa vigente, aprendo la possibilità di accesso all’Ape sociale a tutti i disoccupati con almeno 63 anni e 5 mesi, indipendentemente dall’aver percepito o meno la Naspi.