Nel 2025 il ticket di licenziamento continua a far discutere. Introdotto oltre dieci anni fa dalla riforma Fornero, questo contributo resta obbligatorio per tutti i datori di lavoro che interrompono un contratto a tempo indeterminato, in modo non volontario da parte del dipendente.
Il ticket di licenziamento rappresenta una somma che il datore di lavoro è tenuto a corrispondere all’Inps ogni volta che si verifica la cessazione di un rapporto di lavoro per motivi indipendenti dalla volontà del dipendente.
Ma cosa comporta esattamente? E quali sono le novità previste per quest’anno?
Il ticket di licenziamento è un contributo economico che le aziende devono versare all’Inps ogni volta che licenziano un dipendente con contratto a tempo indeterminato.
La misura è nata con un obiettivo preciso: finanziare la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione riconosciuta a chi perde il lavoro in modo involontario.
Il contributo è dovuto anche se il lavoratore non presenta domanda per la Naspi. Basta che, in base ai requisiti, avrebbe diritto a riceverla.
A introdurre il ticket è stata la Legge Fornero, mentre il suo funzionamento è disciplinato dal Decreto legislativo n. 22 del 2015, lo stesso che ha istituito la Naspi.
Ogni anno, l’Inps aggiorna le soglie e le modalità di versamento con apposite circolari: per il 2025, le ultime indicazioni sono contenute nella circolare n. 25 del 29 gennaio 2025.
Non sempre il ticket è obbligatorio. La legge prevede alcune eccezioni in cui il contributo non va versato.
Ecco le principali:
Con l’aggiornamento annuale dell’Inps, nel 2025 l’importo massimo del ticket sale a 1.922,01 euro.
Il valore dipende da due fattori: l’anzianità del lavoratore e la sua retribuzione media imponibile ai fini previdenziali.
Nel dettaglio:
Rispetto agli anni precedenti, il 2025 porta alcune novità. In particolare:
Il ticket di licenziamento, seppure poco conosciuto al grande pubblico, è un meccanismo chiave del nostro sistema di protezione sociale.
Per le aziende, non si tratta solo di un onere economico, ma anche di un adempimento formale da rispettare con attenzione.
Con l’aumento degli importi nel 2025 e l’intensificazione dei controlli, è fondamentale che i datori di lavoro sappiano quando il ticket è dovuto, quando non lo è e come calcolarlo correttamente. In caso di dubbi, affidarsi a un consulente del lavoro può evitare errori costosi.