29 Sep, 2025 - 09:51

Ticket licenziamento 2025: importi, esoneri e novità per le aziende

Ticket licenziamento 2025: importi, esoneri e novità per le aziende

Nel 2025 il ticket di licenziamento continua a far discutere. Introdotto oltre dieci anni fa dalla riforma Fornero, questo contributo resta obbligatorio per tutti i datori di lavoro che interrompono un contratto a tempo indeterminato, in modo non volontario da parte del dipendente.

Il ticket di licenziamento rappresenta una somma che il datore di lavoro è tenuto a corrispondere all’Inps ogni volta che si verifica la cessazione di un rapporto di lavoro per motivi indipendenti dalla volontà del dipendente.

Ma cosa comporta esattamente? E quali sono le novità previste per quest’anno?

Cos’è il ticket di licenziamento e a cosa serve

Il ticket di licenziamento è un contributo economico che le aziende devono versare all’Inps ogni volta che licenziano un dipendente con contratto a tempo indeterminato.

La misura è nata con un obiettivo preciso: finanziare la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione riconosciuta a chi perde il lavoro in modo involontario.

Il contributo è dovuto anche se il lavoratore non presenta domanda per la Naspi. Basta che, in base ai requisiti, avrebbe diritto a riceverla.

Le regole e i riferimenti normativi

A introdurre il ticket è stata la Legge Fornero, mentre il suo funzionamento è disciplinato dal Decreto legislativo n. 22 del 2015, lo stesso che ha istituito la Naspi.

Ogni anno, l’Inps aggiorna le soglie e le modalità di versamento con apposite circolari: per il 2025, le ultime indicazioni sono contenute nella circolare n. 25 del 29 gennaio 2025.

In quali casi il ticket non si paga

Non sempre il ticket è obbligatorio. La legge prevede alcune eccezioni in cui il contributo non va versato.

Ecco le principali:

  • Dimissioni volontarie del lavoratore (tranne i casi di dimissioni per giusta causa);
  • Risoluzioni consensuali in aziende con meno di 15 dipendenti, a seguito di tentativo di conciliazione presso l’Ispettorato del lavoro;
  • Licenziamenti in aziende in crisi, già ricorse alla CIG straordinaria nel 2019 o 2020;
  • Cambi di appalto, quando al lavoratore viene garantita la continuità occupazionale;
  • Conclusione di contratti di apprendistato di primo livello, legati al conseguimento di un titolo di studio o qualifica professionale.

Ticket licenziamento 2025: quanto costa

Con l’aggiornamento annuale dell’Inps, nel 2025 l’importo massimo del ticket sale a 1.922,01 euro. 
Il valore dipende da due fattori: l’anzianità del lavoratore e la sua retribuzione media imponibile ai fini previdenziali.

Nel dettaglio:

  • Il contributo si calcola come 41% dell’importo massimo mensile Naspi, pari per il 2025 a 1.562,82 euro;
  • Per ogni anno di anzianità, il ticket ammonta a 640,67 euro, fino a un massimo di tre anni;
  • Il tetto massimo raggiungibile è quindi di 1.922,01 euro per lavoratori con almeno tre anni di anzianità aziendale.

Le novità del 2025: più controlli e ipotesi di esonero

Rispetto agli anni precedenti, il 2025 porta alcune novità. In particolare:

  • Aumento dell’importo massimo del ticket, legato all’adeguamento Istat dell’indennità Naspi;
  • Controlli più rigorosi da parte dell’Inps, per individuare omissioni o irregolarità nei versamenti;
  • Possibili esoneri parziali in fase di valutazione, per aziende in crisi o soggette a ristrutturazioni con accordi sindacali.

Conclusioni: attenzione a obblighi e tempistiche

Il ticket di licenziamento, seppure poco conosciuto al grande pubblico, è un meccanismo chiave del nostro sistema di protezione sociale.

Per le aziende, non si tratta solo di un onere economico, ma anche di un adempimento formale da rispettare con attenzione.

Con l’aumento degli importi nel 2025 e l’intensificazione dei controlli, è fondamentale che i datori di lavoro sappiano quando il ticket è dovuto, quando non lo è e come calcolarlo correttamente. In caso di dubbi, affidarsi a un consulente del lavoro può evitare errori costosi.

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