30 Sep, 2025 - 09:01

Riforma buoni pasto: stop alle maxi commissioni ed esenzione più alta? Ecco cosa cambia

Riforma buoni pasto: stop alle maxi commissioni ed esenzione più alta? Ecco cosa cambia

Arrivano importanti novità per il sistema dei buoni pasto. Dal 1° settembre 2025, le società emettitrici non possono più applicare commissioni superiori al 5% alle imprese private per l’accettazione dei voucher.

La misura, prevista dal Ddl Concorrenza approvato a fine 2024, segna un cambio significativo in un settore che coinvolge milioni di lavoratori, migliaia di aziende e centinaia di migliaia di esercizi commerciali.

Un tetto già in vigore per i nuovi buoni pasto

Il limite del 5% è entrato in vigore il 1° gennaio 2025, ma riguarda solo i buoni pasto emessi da quella data in poi.

Dal 1° settembre, invece, il tetto del 5% si estende anche ai ticket già in circolazione e ai contratti in essere tra società emettritrici e datori di lavoro. Le società possono comunque recedere dai contratti con i committenti, ovvero con le aziende che offrono i buoni ai propri dipendenti.

Prima della riforma: commissioni fino al 20%

Fino a oggi, le commissioni potevano arrivare fino al 20% del valore nominale del buono, un costo che gravava su tutta la filiera, dagli esercenti fino alle imprese.

A spingere per un intervento normativo sono state in particolare le catene della grande distribuzione organizzata (GDO), che da tempo chiedevano un tetto anche per il settore privato, in linea con quanto già previsto per la Pubblica Amministrazione.

È un sistema che coinvolge milioni di persone. Secondo i dati dell’Anseb (Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto), il sistema interessa oltre 3,5 milioni di lavoratori tra pubblico e privato, circa 100.000 aziende e oltre 170.000 esercizi convenzionati, tra bar, ristoranti, mense aziendali e supermercati. I buoni pasto vengono utilizzati non solo per pranzi fuori casa, ma anche per fare la spesa alimentare.

Buoni pasto, in arrivo l’aumento della soglia di esenzione da 8 a 10 euro?

Sempre sui buoni pasto c’è dell’altro. Da tempo si discute sull’ipotesi di innalzare la soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto, attualmente fissata a 8 euro (4 euro per i voucher cartacei), portandola a 10 euro.

Un aumento che potrebbe tradursi in un risparmio fino a 450 euro all’anno per i lavoratori, beneficiando circa 3,5 milioni di persone.

Il contesto economico rende questa misura ancora più necessaria: dall’inizio della pandemia, i prezzi al consumo sono cresciuti in media del 19%, con un’impennata del 3,9% solo nell’ultimo anno per generi alimentari e bevande non alcoliche, secondo i dati Istat. In questo scenario, i buoni pasto rappresentano uno strumento concreto per aiutare il ceto medio alle prese con il caro-vita.

Un piccolo aiuto concreto per la pausa pranzo

Con un valore di 8 euro, il buono pasto spesso non basta più per coprire una pausa pranzo decente nei bar e ristoranti italiani, soprattutto nelle grandi città.

L’aumento a 10 euro, pur non risolvendo completamente le difficoltà economiche, può offrire un sollievo reale, aiutando chi deve fare i conti con stipendi stagnanti e spese in costante crescita.

Incentivi per le imprese e vantaggi per i lavoratori

L’innalzamento della soglia di esenzione non garantisce automaticamente un aumento del valore dei buoni pasto erogati, ma potrebbe incentivare le aziende a migliorare l’offerta.

Infatti, sulle somme aggiuntive non graverebbero imposte né contributi, rendendo più conveniente per le imprese incrementare il trattamento economico destinato ai dipendenti.

Per i lavoratori, questo si tradurrebbe in una maggiore disponibilità di risorse da destinare alla spesa quotidiana.

Inoltre, la normativa consente di accumulare fino a otto buoni pasto contemporaneamente, aumentando la flessibilità d’uso e il valore percepito di questo strumento di welfare aziendale.

Arrivano importanti novità per i buoni pasto

  • Commissioni al 5% dal 1° settembre 2025: stop alle commissioni sopra il 5% per i buoni pasto già in circolazione;
  • Prima commissioni fino al 20%: un taglio che interessa milioni di lavoratori e migliaia di aziende;
  • Soglia di esenzione fiscale da 8 a 10 euro: possibile risparmio fino a 450 euro l’anno per i lavoratori.
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