Il rinnovo del contratto per docenti e personale ATA rappresenta uno degli appuntamenti più attesi dell’autunno. Dopo anni senza incrementi salariali significativi, il settore scuola punta a ottenere un aumento che possa almeno parzialmente compensare l’aumento del costo della vita.
Le trattative con l’Aran, iniziate a settembre, prevedono un possibile aumento lordo medio di circa 150 euro al mese. Tuttavia, a causa delle tasse e dei contributi previdenziali, l’incremento netto effettivo in busta paga potrebbe risultare molto più contenuto.
Le risorse attualmente stanziate per il triennio 2022-2024 non sono sufficienti a garantire aumenti consistenti.
Sebbene i sindacati chiedano un aumento intorno al 6%, le somme disponibili, comprensive dell’indennità di vacanza contrattuale già versata, permetterebbero un incremento netto di soli 40 euro al mese per ogni docente.
Questo significa che buona parte dell’aumento lordo previsto, circa 150 euro, verrebbe assorbita da imposte e contributi.
Per esempio, un insegnante di scuola secondaria vedrebbe crescere il proprio stipendio netto di appena 40 euro mensili, mentre oltre 100 euro sarebbero trattenuti.
Una possibile svolta potrebbe arrivare dallo stanziamento una tantum di 240 milioni di euro. Questi fondi aggiuntivi, se utilizzati per gli stipendi, potrebbero migliorare l’offerta economica dell’Aran e rendere più sostanzioso l’aumento per docenti e personale ATA.
Il rinnovo contrattuale non riguarda solo gli aumenti in busta paga, ma anche una serie di interventi strutturali per migliorare le condizioni di lavoro nel comparto scuola. Tra le priorità:
Questi cambiamenti puntano a rendere il lavoro nella scuola più sostenibile e riconosciuto, andando oltre il semplice aumento salariale.
L’aumento, anche se limitato, potrebbe comparire nelle buste paga già a fine 2025. In caso contrario, l’erogazione slitterà al 2026, prolungando così il blocco degli aumenti per il personale scolastico.
Il decreto prevede non solo interventi straordinari, ma anche incrementi strutturali destinati a consolidarsi nel tempo.
Tra il 2026 e il 2029, saranno stanziati ogni anno 15 milioni di euro aggiuntivi, che dal 2030 diventeranno parte integrante e stabile del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
In termini di impatto economico, l’aumento medio mensile lordo si attesterà intorno ai 140 euro, con variazioni a seconda delle categorie:
Nel frattempo, rimane in vigore l’indennità di vacanza contrattuale (IVC), che nel 2025 sarà rafforzata. Questa indennità rappresenta un anticipo sugli aumenti in attesa della firma definitiva del rinnovo contrattuale, che però sembra destinata a slittare al 2026.
Parallelamente, la Legge di Bilancio 2025 ha già programmato i finanziamenti per i futuri rinnovi contrattuali, con risorse crescenti: 1,7 miliardi nel 2025, oltre 3,5 miliardi nel 2026 e 5,5 miliardi annui a partire dal 2027. Grazie a questa pianificazione, è prevista una crescita salariale progressiva fino al 2% tra il 2029 e il 2030.