Dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore una nuova norma che prevede il blocco parziale dello stipendio o della pensione per i dipendenti pubblici con debiti fiscali superiori a 5.000 euro.
Questa misura, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, ha l’obiettivo di rafforzare la lotta all’evasione fiscale e garantire un recupero più efficace delle somme dovute all’erario.
La sospensione coinvolge esclusivamente i lavoratori della pubblica amministrazione con un reddito mensile netto superiore a 2.500 euro.
Per questi contribuenti, il mancato pagamento di cartelle esattoriali, multe o altri debiti fiscali potrà comportare il blocco automatico di una parte del loro stipendio fino a quando il debito non sarà estinto.
La nuova regola riguarda solo i dipendenti pubblici che percepiscono uno stipendio netto mensile superiore a 2.500 euro e che hanno debiti fiscali pari o superiori a 5.000 euro. In pratica, prima di erogare lo stipendio o la pensione, l’amministrazione pubblica dovrà controllare la posizione fiscale del dipendente. Se risultano somme non pagate e cartelle esattoriali sopra la soglia prevista, scatterà il blocco parziale.
Il limite di 2.500 euro mensili è fondamentale: chi guadagna meno di questa cifra non sarà interessato dalla misura. Inoltre, la somma bloccata rispetterà i limiti di pignorabilità stabiliti dalla legge, per evitare che il blocco possa compromettere la sopravvivenza economica del lavoratore.
Il blocco durerà fino a quando il dipendente non salderà il debito. La somma trattenuta sarà calcolata in base all’importo dello stipendio e al debito accumulato, in modo da garantire il recupero graduale senza provocare danni eccessivi.
Questa novità modifica l’articolo 48-bis del DPR n. 602/1973, che finora regolava solo il blocco dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione verso imprese con debiti fiscali sopra i 5.000 euro.
Ora, con l’inserimento del comma 1-bis, si estende lo stesso principio ai lavoratori dipendenti pubblici.
L’entrata in vigore è stata rinviata al 2026 per dare il tempo necessario agli enti pubblici di aggiornare i propri sistemi informatici e le procedure di controllo. Questo adeguamento è essenziale per assicurare un’applicazione efficace e senza errori della norma.
La misura rientra in una strategia più ampia del governo volta a combattere l’evasione fiscale. L’obiettivo è migliorare la riscossione delle somme dovute allo Stato senza aumentare la pressione fiscale su tutti i contribuenti.
Secondo le stime, circa 250.000 dipendenti pubblici risultano avere debiti fiscali superiori a 5.000 euro. Tra questi, solo chi guadagna più di 2.500 euro al mese sarà direttamente interessato dal blocco.
L’entrata in vigore della norma potrebbe generare un gettito aggiuntivo stimato in 36 milioni di euro nel primo anno, con un aumento fino a 90 milioni a regime.
Per le amministrazioni pubbliche, la sfida sarà aggiornare i sistemi gestionali e mettere a punto procedure di controllo più rigorose. Per i dipendenti, invece, è importante verificare la propria posizione fiscale in anticipo e regolarizzare eventuali debiti per evitare il blocco delle proprie entrate.
In caso di debito, è possibile rivolgersi all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per valutare piani di rateizzazione o altre soluzioni, in modo da prevenire il pignoramento parziale dello stipendio.