30 Sep, 2025 - 21:17

L'ultima minaccia di Israele alla Global Sumud Flotilla: cosa rischiano le navi dirette verso Gaza?

L'ultima minaccia di Israele alla Global Sumud Flotilla: cosa rischiano le navi dirette verso Gaza?

La Global Sumud Flotilla fa sul serio ed è intenzionata a portare a termine la sua missione umanitaria, ma anche Israele non vuole fare un passo indietro.

Nella serata di oggi, 30 settembre 2025, mentre le navi si avvicinano alle acque vicine a Gaza, arriva un messaggio da Tel Aviv che non lascia spazio a interpretazioni: "La marina si prepara a prendere il controllo delle 50 navi".

Un messaggio che fa tremare tutta la politica italiana. Inizia infatti a farsi strada il timore che l'IDF possa arrestare cittadini italiani a bordo delle navi o, peggio ancora, attaccarle senza riserve.

Non sono tardati gli appelli dai rappresentanti politici di ogni schieramento: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini hanno chiesto agli attivisti di fermarsi.

Timori condivisi anche dal centrosinistra, anche perché sulle navi ci sono esponenti del PD, del M5S e di AVS. Il presidente pentastellato Giuseppe Conte ha invitato chi è a bordo delle navi a non proseguire.

Cosa potrebbe succedere in caso di ulteriore avvicinamento alle acque israeliane? Per ora lo scenario più realistico è che gli attivisti vengano fermati e arrestati, come avvenuto in passato. Un’azione più violenta potrebbe provocare danni irreversibili nei rapporti tra Tel Aviv e altri Stati.

Cosa sta succedendo alla Global Sumud Flotilla

Secondo fonti militari, la marina israeliana si starebbe preparando a intercettare oltre cinquanta imbarcazioni della Flotilla dirette verso Gaza, con il supporto dell’unità speciale Shayetet 13.

I piani prevederebbero il trasferimento degli attivisti su una grande nave militare e il rimorchio delle imbarcazioni verso il porto di Ashdod, senza escludere l’affondamento di alcune.
Israele ha ribadito di non voler consentire l’ingresso della Flotilla nelle acque di Gaza.

La portavoce italiana della missione, Maria Elena Delia, in risposta a Tel Aviv ha negato qualsiasi legame con Hamas, parlando di propaganda.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto avrebbe invitato a considerare soluzioni alternative, tra cui quelle proposte dal Patriarcato cattolico, per garantire l’arrivo degli aiuti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani avrebbe dichiarato di aver chiesto a Israele di evitare l’uso della violenza nei confronti degli italiani presenti.

I possibili scenari

E ora? Il futuro della Flotilla dipende dalle scelte degli attivisti, che hanno deciso nei giorni scorsi di voler forzare il blocco navale imposto da Israele. Le minacce di Tel Aviv potrebbero tuttavia far cambiare idea ai presenti sulle navi.

L'ultima volta che una nave carica di aiuti umanitari è stata fermata, gli attivisti a bordo sono stati bloccati dalle autorità israeliane e la vicenda è sembrata concludersi lì. Tuttavia, non si può escludere una possibile reazione più decisa da parte di Israele, che potrebbe arrivare all'uso della forza.

Uno scenario possibile ma poco probabile, viste le critiche internazionali alle quali lo Stato ebraico è stato sottoposto negli ultimi anni.

Un possibile attacco alle imbarcazioni potrebbe compromettere i rapporti diplomatici con diversi Stati, un rischio che Israele difficilmente può permettersi. Manca poco all'arrivo a Gaza: alle ore 2 di questa notte, la Flotilla raggiungerà il limite delle 150 miglia nautiche dalle coste.

La Nave Alpino, fregata inviata per scortare le navi dopo l’attacco di qualche giorno fa, come comunicato più volte nei giorni scorsi, non oltrepasserà tale limite.

Le reazioni dall'Italia

"Fermatevi, correggete la rotta verso Cipro" è il grido univoco che arriva dalla politica italiana all'indirizzo degli attivisti. Maggioranza e opposizione chiedono un ripensamento e incrociano le dita affinché Israele non compia scelte scellerate.

Diversi leader italiani hanno espresso preoccupazioni e indicazioni alla Global Sumud Flotilla, sottolineando i rischi per la sicurezza e le implicazioni diplomatiche della missione.

La premier Giorgia Meloni ha auspicato che la Flotilla si fermi, evidenziando come un’azione avventata possa compromettere il fragile piano di pace proposto da Trump.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha rivolto un ultimo appello agli attivisti affinché considerino soluzioni alternative per far arrivare gli aiuti, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito di aver chiesto a Israele di evitare violenze contro gli italiani a bordo.

Preoccupato anche il vicepremier Matteo Salvini, che ha insistito sul ritorno immediato delle imbarcazioni, auspicando che nessuno cerchi lo scontro.

Giuseppe Conte ha invitato a non esporre a rischi gli equipaggi, pur riconoscendo l’illegittimità del blocco israeliano.

Nonostante i timori dei leader, il sindacato USB ha annunciato un nuovo sciopero nazionale, simile a quello del 22 settembre scorso, nel caso la Flotilla venisse nuovamente attaccata.

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