Trump diventa amico di Big Pharma. La Casa Bianca ha annunciato ufficialmente un accordo con Pfizer per l’abbassamento dei prezzi di alcuni dei farmaci più costosi, un passo che l’amministrazione ha presentato come una vittoria per i cittadini americani.
Fin qui tutto bene, se non fosse che a suscitare scalpore è stata la conferenza stampa in cui il presidente, con toni insolitamente concilianti, ha ringraziato l’azienda farmaceutica per “il lavoro straordinario fatto durante la pandemia di Covid”.
Una frase che suona come una svolta clamorosa, se non addirittura come un tradimento, per chi ricorda le battaglie verbali di Trump contro i vaccini anti-Covid, più volte bollati pubblicamente come “una trovata delle élite” o uno strumento imposto da Big Pharma e dai governi per condizionare le masse.
Oggi, però, il leader che si era proiettato come paladino dei dubbi e delle critiche verso la campagna vaccinale sembra avere cambiato spartito.
???? ???????? ????TRUMP: "PFIZER È UN'ECCELLENZA! HA FATTO UN LAVORO FANTASTICO COL COVID!" ????
— Massimo Montanari (@M25016096) October 2, 2025
L'accordo è fatto: Pfizer investe 70 mld. in farmaci genici da produrre negli USA, e in cambio ottiene la benedizione del governo!
Quindi non ci sarà nessuna Norimberga, infatti Trump non ha… pic.twitter.com/6pMCwyDqtq
La Casa Bianca ha descritto l’intesa come un “compromesso storico” che permetterà di rendere accessibili cure fondamentali, dagli antitumorali agli antivirali.
Pfizer si sarebbe impegnata a ridurre sensibilmente i costi di alcuni medicinali di largo consumo, un obiettivo che Trump ha voluto rivendicare come una vittoria personale, ricordando la sua promessa elettorale di mettere i cittadini americani davanti agli interessi delle multinazionali.
Non sono passati molti anni da quando l’ex tycoon tuonava contro i vaccini, arrivando a definirli “una farsa” o “una truffa”. La sua narrativa aveva galvanizzato milioni di americani scettici verso la campagna vaccinale, contribuendo a trasformarlo in un simbolo di resistenza proprio per quell’elettorato diffidente verso il sistema politico e scientifico.
Eppure, oggi Trump sembra aver riscritto la sua storia. Con un solo ringraziamento a Pfizer, ha mostrato un lato che fino a ieri rigettava con veemenza. Non sorprende quindi che sui social si sia scatenata la bufera: da un lato i sostenitori del presidente che difendono la sua scelta come un atto puramente politico, dall’altro i critici che parlano di “resa a Big Pharma”.
Per i movimenti no-vax americani, il leader che avevano idealizzato come voce di opposizione si è improvvisamente trasformato nell’ennesimo politico pronto a chinare la testa davanti agli interessi delle multinazionali. Dopo anni di discorsi al vetriolo contro le case farmaceutiche, sentire Trump elogiare proprio Pfizer – simbolo per eccellenza della campagna vaccinale – è apparso come un colpo basso.
La domanda che circola ora negli Stati Uniti è semplice: Trump ha cambiato idea davvero o si tratta solo di una mossa tattica? Da abile comunicatore, conosce bene il potere di un accordo “storico” in vista della campagna elettorale.
Mostrarsi come il presidente capace di piegare Pfizer sui prezzi dei farmaci è un messaggio potente, ma è difficile separarlo dal ringraziamento pubblico che appare come una riabilitazione dell’immagine stessa di Big Pharma.
Molti analisti leggono questa inversione come un classico esempio di pragmatismo trumpiano: quando serve attaccare, si attacca; quando conviene conciliare, si concilia. Resta però un fatto: il Trump anti-vax sembra appartenere ormai al passato, sostituito da un presidente pronto a celebrare chi in passato aveva demonizzato.
I gruppi più critici non hanno perso tempo: “Trump ha tradito tutti noi”, scrivono alcuni commentatori nei forum e nelle community online, ricordando come la sua forza fosse proprio quella di incarnare la voce del dissenso. Ora quel dissenso si sente orfano di un leader, costretto a osservare l’ennesimo politico trasformarsi, da ribelle a sostenitore dell’ordine prestabilito.
Il rischio per il presidente è che questo cambio di narrazione gli costi caro proprio sul fronte dei movimenti che lo avevano sostenuto con convinzione. Ma forse, nella sua strategia, Trump punta al bacino dell’elettorato moderato, meno interessato alle battaglie ideologiche e più attento ai benefici economici immediati.
In ogni caso, l’immagine rimane: il leader che gridava contro Pfizer ora l’applaude. Un’immagine che pesa più di mille discorsi e che sancisce quello che molti definiscono come “l’ultimo grande ribaltone di Trump”. Un ribaltone che lascia esterrefatti e che, inevitabilmente, riapre il dibattito su quanto la politica riesca davvero a svincolarsi dalle logiche e dagli interessi di Big Pharma.