Andrej Babiš, soprannominato il “Trump dell’Est”, ha trionfato alle elezioni parlamentari della Repubblica Ceca il 4 ottobre 2025, guidando il suo movimento populista ANO (Azione dei cittadini insoddisfatti) a diventare la prima forza politica del Paese.
Tuttavia, per ottenere la maggioranza necessaria a governare, dovrà allearsi con i partiti della destra radicale, segnando una svolta nella politica ceca verso posizioni sempre più euroscettiche e anti-establishment.
Imprenditore miliardario, classe 1954, Andrej Babiš è stato già premier tra il 2017 e il 2021 e proprietario della holding Agrofert, attiva in settori che spaziano dall’agricoltura alla chimica, con oltre 250 sussidiarie.
Dopo una parentesi di opposizione e la sconfitta alle presidenziali del 2023, Babiš si è riproposto al parlamento con una piattaforma che rifiuta le politiche ambientali UE, il sostegno militare all’Ucraina e l’accoglienza dei migranti.
Grazie a uno stile diretto, dichiarazioni controverse e una comunicazione efficace sui social media, viene spesso paragonato all’ex presidente americano Donald Trump.
Il movimento ANO di Babiš ha conquistato poco meno del 36-38,5% dei voti, ottenendo così tra gli 84 e i 90 seggi sui 200 del parlamento.
Si tratta di un risultato definito “storico” dall’ex premier, che distanzia notevolmente la coalizione di centro-destra Spolu, guidata dal premier uscente Petr Fiala e scesa attorno al 22% (45-51 seggi).
Dietro, i centristi di Stan agli 10-11%, e più dietro ancora i Pirati (8%) e i partiti di nicchia, tra cui “Automobilisti per se stessi” e l’ultradestra di Libertà e Democrazia Diretta (SPD) all’8%.
Pur dichiarando la volontà di formare un governo monocolore, Babiš dovrà necessariamente aprire alle forze di destra radicale - SPD e il Partito dei Motoristi - per raggiungere la maggioranza assoluta di 101 seggi.
Entrambe le formazioni sono contrarie ai vincoli ambientali dell’UE, propongono politiche fortemente nazionaliste e sono euroscettiche.
SPD, in particolare, sostiene posizioni ultranazionaliste ed è nota per il suo approccio anti-immigrazione e anti-UE.
Il Partito dei Motoristi, nato per protesta contro il Green Deal e la politica delle piste ciclabili, fa leva su slogan come “automobili, carbone e corona” (la valuta nazionale ceca).
Un governo guidato da Babiš, sostenuto dalla destra estrema, potrebbe significare una svolta radicale della Repubblica Ceca sia nei rapporti con Bruxelles sia nelle scelte di politica estera, in particolare sulla guerra in Ucraina, sulle politiche green e sulla migrazione.
Pur respingendo le accuse di voler portare il Paese fuori da UE e NATO, Babiš dovrà mediare con forze che propongono proprio questo scenario, in un contesto di grande polarizzazione politica.
Come Trump, Babiš ha costruito un impero economico, gestisce la politica come un’azienda e basa il suo appeal sulla retorica anti-élite e sul pragmatismo decisionale.
Il risultato delle elezioni 2025 lo consacra di nuovo come l’uomo forte di Praga, pur dovendo ora gestire i delicatissimi equilibri interni e internazionali della formazione di un esecutivo, forse il più a destra della storia recente ceca.