Negli ultimi anni Elon Musk, fondatore di Tesla, SpaceX e proprietario di X (ex Twitter), è diventato una delle figure più influenti – e controverse – del panorama mediatico e tecnologico mondiale.
Tra dichiarazioni taglienti e prese di posizione forti, Musk non ha mai esitato a esprimere la propria opinione su politica, economia, cultura e società. Una delle sue uscite più recenti ha fatto discutere: l’appello a boicottare Netflix. Ma qual è il motivo dietro questa presa di posizione?
Tutto è partito da un commento di Musk sui social, in cui l’imprenditore ha invitato i suoi follower a "disdire gli abbonamenti", accusando la piattaforma di streaming di aver abbracciato eccessivamente un’agenda “politicamente corretta” e ideologicamente orientata.
Musk, che negli ultimi tempi si è schierato apertamente contro quella che lui definisce woke culture, ha più volte criticato aziende e media che, a suo dire, utilizzano l’intrattenimento come veicolo di propaganda progressista.
Secondo Musk, Netflix avrebbe progressivamente sostituito la varietà e la qualità dei contenuti con produzioni mirate a veicolare un certo messaggio politico-sociale, riducendo la libertà creativa e rischiando di alienare parte del pubblico.
Il termine “woke”, originariamente legato alla presa di coscienza su temi di giustizia sociale e diritti civili, è diventato negli ultimi anni una parola divisiva.
Per Musk, molte aziende – Netflix inclusa – avrebbero stravolto questo concetto, trasformandolo in un approccio eccessivo e dogmatico che finisce per censurare opinioni alternative.
L’imprenditore sostiene che tale atteggiamento, anziché unire, finisca per polarizzare e creare divisioni.
Non è la prima volta che Musk attacca questo fenomeno: già in passato aveva criticato Disney, studi cinematografici e aziende tech per aver adottato politiche che, a suo dire, sacrificano la meritocrazia e la narrazione autentica sull’altare della correttezza politica.
Negli ultimi anni Netflix ha prodotto e distribuito numerose serie e documentari che affrontano tematiche come inclusività, diritti LGBTQ+, diversità etnica e questioni ambientali. Sebbene molti spettatori e critici abbiano apprezzato questo impegno, alcuni – Musk in testa – sostengono che la piattaforma abbia oltrepassato il confine tra sensibilizzazione e indottrinamento.
Esempi citati dai detrattori spaziano da rinnovi di franchise storici con cambiamenti radicali nei personaggi, alla rappresentazione di eventi storici in chiave revisionista.
Per i critici, questi contenuti non sarebbero frutto di evoluzione artistica ma di una strategia di marketing basata sull’attirare un pubblico politicamente allineato.
Al centro della disputa c’è un tema antico quanto l’intrattenimento: in che misura un’azienda privata può integrare messaggi politici o sociali nei propri prodotti senza alienare parte del pubblico?
Musk sostiene che la creatività dovrebbe essere libera da vincoli ideologici imposti dall’alto, e che gli spettatori dovrebbero poter scegliere contenuti basati sulla qualità della narrazione, non sul grado di conformità a un’ideologia.
Per Netflix, però, la diversità tematica e la rappresentazione di varie comunità fanno parte della propria mission aziendale e rispondono a una domanda di mercato in crescita, soprattutto tra le nuove generazioni.
L’appello di Musk a boicottare Netflix ha trovato eco immediata tra il suo seguito online, specialmente tra coloro che vedono nella piattaforma un simbolo del “mainstream progressista” da contrastare.
Allo stesso tempo, molte persone hanno giudicato la presa di posizione un attacco puramente ideologico, in linea con le recenti battaglie mediatiche del miliardario.
Come spesso accade con Musk, la strategia di comunicazione adottata – diretta, provocatoria, spesso priva di mezzi termini – ha contribuito ad amplificare il dibattito. Hashtag legati al boicottaggio di Netflix hanno iniziato a circolare su X, accompagnati da liste di alternative considerate “più neutrali”.
Sebbene sia difficile stabilire se un appello simile possa causare un danno economico significativo a un colosso come Netflix, l’episodio mette in luce un problema di reputazione.
Le piattaforme di streaming si trovano sempre più al centro di battaglie culturali e politiche, e la percezione pubblica del loro orientamento può influenzare la fidelizzazione degli utenti.
Musk, dal canto suo, continua a utilizzare la sua influenza per spostare l’attenzione su temi che ritiene centrali nella discussione pubblica, anche a costo di generare controversie.