07 Oct, 2025 - 11:20

Elezioni Calabria, la ricetta fallimentare che ha fatto colare a picco (ancora una volta) il campo largo e Tridico

Elezioni Calabria, la ricetta fallimentare che ha fatto colare a picco (ancora una volta) il campo largo e Tridico

La sconfitta di Pasquale Tridico in Calabria rappresenta un campanello d’allarme per il centrosinistra, non solo per la gestione della campagna elettorale, ma per la sua capacità di costruire un progetto credibile e unitario.

Due mesi di lavoro intenso non sono bastati per colmare lacune di lungo periodo, né per affrontare un centrodestra radicato e compatto.

La vittoria di Roberto Occhiuto era largamente prevista, ma ciò che colpisce è il divario tra la speranza di un rilancio del centrosinistra e la realtà di una coalizione incapace di parlare con un’unica voce.

L’analisi della sconfitta, al di là dei numeri, mostra un problema di metodo e di strategia che rischia di trascinare anche le future tornate elettorali in Toscana, Campania e Puglia verso risultati deludenti.

L’assenza di un progetto e di una leadership

Il primo problema evidente è la mancanza di un programma condiviso. Il centrosinistra ha affrontato le elezioni calabresi senza una visione chiara e senza un leader riconoscibile, delegando troppo spesso a figure di comodo e a candidature simboliche.

Tridico, pur stimato e con una solida esperienza alla guida dell’Inps, non rappresentava la Calabria e non aveva radicamento locale.

La scelta di candidati come Donatella Di Cesare ha aggiunto ulteriori contraddizioni, esponendo il fronte progressista a critiche di incoerenza e distanza dalla realtà regionale.

Il risultato è una coalizione che sembra più un contenitore di sigle e interessi particolari che un progetto politico serio e capace di intercettare le necessità dei cittadini.

Le difficoltà della comunicazione

Il secondo elemento chiave riguarda la campagna elettorale e la comunicazione dei temi. Promesse come la sospensione del bollo auto o l’introduzione di un reddito di cittadinanza regionale, seppur apprezzabili, non sono state percepite come sufficientemente concrete o capaci di risolvere problemi radicati come la disoccupazione, la povertà e l’assenza di infrastrutture adeguate.

Tridico ha ottenuto un aumento dei consensi rispetto al 2021, ma il distacco rimane netto e testimonia come la strategia di comunicazione sia stata insufficiente per contrastare l’immagine di continuità e affidabilità proposta dal centrodestra.

La coalizione non è riuscita a trasformare le misure sociali in una narrazione convincente di cambiamento e speranza.

Il peso del disordine interno

Infine, la sconfitta calabrese mette in luce il problema strutturale del centrosinistra: l’incapacità dei partiti di lavorare insieme e di sostenere un candidato unico con piena coesione.

Malumori, decisioni ritardate e strategie non coordinate hanno penalizzato Tridico e ridotto l’effetto positivo che una figura competente avrebbe potuto avere.

Se la coalizione non recupererà un metodo di lavoro condiviso, con riunioni di programma reali e un leader capace di incarnare il progetto politico, difficilmente riuscirà a contrastare la destra in altre regioni.

Il centrosinistra deve affrontare la realtà: vincere richiede più della somma aritmetica dei voti potenziali, serve una coalizione credibile, radicata sul territorio e capace di intercettare le preoccupazioni dei cittadini.

La Calabria, così come le Marche pochi mesi fa, ha mostrato che l’astensione alta e la sfiducia verso la politica non sono scuse, ma campanelli d’allarme.

Tridico e il centrosinistra hanno provato a correre, ma senza infrastrutture politiche solide e un progetto condiviso, ogni corsa rischia di terminare prima del traguardo.

Il futuro del centrosinistra dipenderà dalla capacità di apprendere da queste sconfitte, di costruire radicamento locale, di unire i partiti intorno a programmi concreti e di restituire fiducia a un elettorato deluso e disilluso.

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