16 Oct, 2025 - 19:33

L’università di fronte alle migrazioni, le cose da fare: il convegno internazionale a Palermo

L’università di fronte alle migrazioni, le cose da fare: il convegno internazionale a Palermo

Il convegno “Migrazioni e Università. Per una Carta degli officia”, organizzato dal Centro di Ateneo Migrare dell’Università di Palermo, si è aperto con la presentazione della Carta degli officia a cura di Giusto Picone. La Carta, frutto di un lavoro collettivo avviato all’interno del Centro, propone una riflessione sulla responsabilità dell’università di fronte ai fenomeni migratori, nel segno dell’etica pubblica e della terza missione: quel che è giusto fare, e come è giusto farlo.

Ad aprire la prima sessione, dedicata alla Terza Missione e alle Cliniche legali, è stato Emilio Santoro, filosofo del diritto dell’Università di Firenze, tra i primi a introdurre in Italia il metodo delle cliniche legali come pratica formativa e di giustizia sociale. Santoro ha ricordato che il diritto, per essere vivo, deve saper trasformare i “guai” in problemi giuridici, non solo per reagire all’ingiustizia, ma per renderla visibile e traducibile in conflitto di diritto. In questa prospettiva, la Costituzione come strumento di prevenzione e riconoscimento — e non soltanto di sanzione — diventa il terreno in cui università, studenti e operatori possono incontrare la realtà concreta dei diritti violati.

Massimo Starita (Università di Palermo) ha coordinato i lavori, richiamando il quadro del diritto internazionale, che assegna oggi alle università un ruolo cruciale nella promozione dei diritti umani e nella costruzione di spazi transnazionali di garanzia. Tra i vari interventori, Mattia Colli Vignarelli (Università di Torino) ha portato l’esperienza della Clinica legale torinese, impegnata nello strategic litigation e nella tutela dei diritti dei migranti. Adriana Di Stefano (Università di Catania) ha presentato la Clinica legale dell’Ateneo catanese, che affronta concretamente i conflitti legati ai diritti delle persone migranti.

Luigi Previti (Università di Palermo) ha affrontato invece il problema dei visti e della tempistica amministrativa per gli studenti stranieri, evidenziando come la discrezionalità eccessiva e la lentezza delle procedure possano compromettere l’effettivo esercizio del diritto allo studio e della libertà di movimento.

Nel dialogo tra esperienze e prospettive, Sylvie Saroléa (Université catholique de Louvain) ha offerto una visione europea sulla vulnerabilità dei richiedenti asilo, con un approccio intersezionale e dinamico, capace di cogliere la complessità delle vite migranti.

Alessandra Sciurba (Università di Palermo) ha raccontato l’esperienza della Clinica legale per i diritti umani di Palermo, che in pochi anni ha seguito oltre duemila casi. Il suo intervento ha mostrato come la terza missione universitaria possa tradursi in impatto sociale concreto, pur reggendosi quasi interamente sull’impegno volontario di studenti, docenti e operatori.

A chiudere i lavori della mattinata, Mauro Palma, già Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha riflettuto sulle carenze di legittimità che attraversano l’organizzazione delle misure detentive e delle forme di trattenimento amministrativo.

Richiamando la recente sentenza n. 76/2025 – in tema di garanzie della libertà personale e TSO – della Corte costituzionale, Palma ha messo in luce la linea di confine sempre più incerta tra sanzione penale e privazione amministrativa della libertà, sollevando interrogativi profondi sull’effettività delle garanzie dell’articolo 13 della Costituzione e sul dovere dell’università di tenere aperto lo spazio del pensiero critico.

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(Il prof. Aldo Schiavello, Direttore del " Centro Migrare" e, a destra, il prof. Enrico Ferri, docente Unicusano)

Comunicare le migrazioni, curare le vulnerabilità

La seconda sessione della giornata, intitolata “Comunicare  migrazioni”, ha affrontato il tema cruciale della rappresentazione pubblica e mediatica dei movimenti migratori, mettendo in discussione linguaggi, narrazioni e pratiche di informazione.

Roberta Altin (Università di Trieste) ha proposto un approccio innovativo allo studio dei confini e delle mobilità umane, presentando la propria ricerca etnografica condotta nel Carso italo-sloveno. Attraverso l’analisi di oggetti quotidiani e frammenti abbandonati — scarpe, utensili, vestiti, segni minimi — Altin ha mostrato come sia possibile costruire una “cartografia affettiva del confine”, in cui le tracce materiali dei passaggi migranti diventano strumenti di memoria e di comprensione. La sua metodologia, lontana dalla museografia tradizionale, mira a restituire una narrazione non emergenziale ma umana e stratificata delle migrazioni.

Chiara Marchetti (CIAC – Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione Internazionale di Parma) ha proseguito il discorso sul piano comunicativo e politico, illustrando i principi che guidano l’azione del CIAC: la persona al centro, l’approccio emancipante, l’esigibilità dei diritti e il lavoro di comunità.

Giuseppe Gabrielli (Università di Napoli Federico II) ha ricordato che in Italia vivono ormai oltre sette milioni di persone di origine straniera e che ogni anno arrivano circa 250.000 nuovi migranti. Attraverso i dati e le ricerche pubblicate sul sito dell’associazione Neodemos, Gabrielli ha invitato a considerare le migrazioni non come emergenza, ma come struttura permanente della società italiana, che l’università deve contribuire a leggere con realismo e responsabilità scientifica.

Giuseppe Paternostro (Università di Palermo, ItaStra – Scuola di Lingua Italiana per Stranieri) ha presentato il lavoro della scuola di lingua italiana come esempio concreto di integrazione linguistica e culturale. Attraverso l’insegnamento dell’italiano come lingua di contatto e di cittadinanza, ItaStra realizza una forma di didattica sociale, in cui la lingua non è solo strumento di comunicazione, ma ponte di appartenenza e veicolo di libertà, capace di tradurre in pratica quotidiana i valori dell’inclusione.

A seguire, Enrico Ferri (Università Niccolò Cusano) ha offerto un contributo di taglio teorico, sottolineando come definire la migrazione sia già un atto politico e culturale complesso. Il fenomeno, ha spiegato, attraversa la storia, la sociologia, la letteratura, la religione e i dati demografici, e non può essere ridotto a un’unica chiave di lettura. In Italia, ha osservato, la migrazione resta trattata come questione di ordine pubblico, in assenza di un vero ministero dell’integrazione, e dunque come un fenomeno subìto più che governato. Richiamando i dati reali dei flussi e delle presenze, Ferri ha invitato a un approccio realistico e interdisciplinare, capace di collegare analisi empirica e consapevolezza culturale, e di restituire profondità storica a un fenomeno che i media tendono a rappresentare come puramente emergenziale.

Il successivo panel, dedicato a “Salute globale e vulnerabilità”, ha spostato l’attenzione sui diritti alla cura e alla dignità delle persone migranti. Danilo De Angelis (Università degli Studi di Milano) ha illustrato il progetto che, dal 2014, coordina la raccolta e comparazione dei dati sui migranti morti in mare, in collaborazione con diverse istituzioni italiane e internazionali. De Angelis ha insistito sul diritto all’identificazione come diritto umano fondamentale: un atto di giustizia postuma che restituisce identità e riconoscimento a chi ha perso la vita nei tentativi di attraversamento del Mediterraneo. Il suo intervento ha aperto una riflessione più ampia sulla responsabilità scientifica ed etica delle università nel farsi carico delle conseguenze materiali e simboliche delle migrazioni, dal corpo alla memoria.

Ricerca critica e diritti in movimento

La prima giornata del convegno si è conclusa con il panel dedicato alla ricerca, che ha posto al centro il ruolo dell’università come spazio di produzione di conoscenza critica e interdisciplinare.

La keynote speaker Elena Valentini (Università di Bologna) ha affrontato il tema del trattenimento amministrativo dei migranti e della sua qualificazione giuridica incerta, una delle questioni più controverse e ambigue del diritto dell’immigrazione contemporaneo. Valentini ha evidenziato come la tensione tra funzioni amministrative e natura detentiva di queste misure produca un vuoto di garanzie e di controllo giurisdizionale, rendendo difficile perfino la definizione giuridica delle pratiche di confinamento e trattenimento.

Da qui l’importanza della ricerca accademica come strumento di chiarificazione e di vigilanza, capace di restituire al diritto la sua funzione di limite e di tutela.

Tra i contributi della sessione, Erna Bodström (Migration Institute of Finland) ha evidenziato come l’atteggiamento spesso diffidente della magistratura rifletta una carenza di conoscenza e di motivazione, dovuta alla mancanza di elementi di fatto che pure emergono nei dossier amministrativi e di polizia, ma raramente vengono integrati nel processo di tutela dei diritti.

Giorgio Micale, agronomo dell’Università di Palermo, si è invece interrogato sulle criticità nei meccanismi di finanziamento e nelle politiche della FAO, valutando anche forme locali di sostegno e cooperazione per rendere più efficace l’azione internazionale in tema di sicurezza alimentare e migrazioni.

Con la sessione dedicata alla ricerca si è così chiusa la prima giornata dei lavori, che ha intrecciato riflessione giuridica, analisi empirica e impegno civile, restituendo un quadro corale della responsabilità accademica di fronte alle migrazioni.

La seconda giornata sarà dedicata alla didattica e alle sue sfide. Si articolerà in sessioni parallele sui contenuti dell’insegnamento, sulle metodologie didattiche, e sull’inclusione e partecipazione degli studenti internazionali, per poi aprirsi al tema della scuola e della costruzione di un protocollo condiviso tra università e istituzioni.

I lavori si concluderanno con le riflessioni di Aldo Schiavello, direttore del Centro di Ateneo Migrare, e proseguiranno sabato 18 ottobre 2025 con la giornata di studio “Come costruire la pace”, organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo e RUniPace, dedicata a esplorare i nessi tra educazione, dialogo e cultura della pace nel mondo contemporaneo.

Di Francesco Cirillo

 

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