Con l’approvazione della manovra di Bilancio 2026 dal Consiglio dei Ministri, in 17 ottobre 2025, sono state illustrate una serie di interventi fiscali, rivolti alle famiglie e alle pensioni.
Tra le novità più rilevanti spicca l’accelerazione del processo di riallineamento delle accise tra gasolio e benzina, una misura che si tradurrà in un aumento consistente delle imposte sul diesel.
Vediamo, praticamente, come si traduce questo aumento sulle tasche dei consumatori. Prima, però, spieghiamo il perché della misura e quando scatterà l'aumento.
Attualmente, le accise sul gasolio sono inferiori rispetto a quelle applicate alla benzina, nonostante il diesel sia riconosciuto come un carburante più inquinante.
Questo squilibrio fiscale ha spinto l’Unione Europea a stabilire un piano di adeguamento progressivo delle accise, con l’obiettivo di equipararle entro il 2030, per incentivare l’uso di carburanti meno inquinanti e ridurre l’impatto ambientale del settore dei trasporti.
La manovra di Bilancio 2026 anticipa questo percorso, accelerando l’aumento delle accise sul gasolio.
La decisione nasce dalla necessità di generare nuove entrate fiscali e, allo stesso tempo, di allineare la tassazione ai principi di sostenibilità ambientale ormai condivisi a livello europeo.
Secondo il governo, il momento attuale, in cui i prezzi dei carburanti sono relativamente contenuti, rappresenta il contesto più favorevole per introdurre questo aumento senza creare uno shock immediato per i consumatori.
In pratica, la maggiorazione dell’accisa sul gasolio potrebbe inizialmente passare quasi inosservata, ma diventerà evidente con la prima crescita dei prezzi internazionali del petrolio. Questo meccanismo permette di limitare l’impatto immediato sul costo alla pompa, ma non lo elimina.
L’aumento sarà dunque avvertito soprattutto nel medio termine, soprattutto da chi utilizza abitualmente il diesel.
L’accelerazione dell’allineamento delle accise comporterà inevitabilmente un aumento del prezzo del gasolio alla pompa.
Chi guida veicoli diesel dovrà, quindi, prepararsi a un rincaro, che potrà incidere non solo sulle spese quotidiane degli automobilisti privati, ma anche sui costi di trasporto merci, influenzando indirettamente l’intera economia.
Parallelamente, la manovra prevede una riduzione speculare delle accise sulla benzina, con l’obiettivo di riequilibrare la tassazione tra i due carburanti.
Già a maggio 2025 era stata effettuata una prima rimodulazione: l’accisa sulla benzina è scesa da 72,8 a 71,3 centesimi al litro, mentre quella sul gasolio è salita da 61,7 a 63,2 centesimi. La nuova manovra proseguirà su questa linea, amplificando le differenze.
Con l’approvazione della manovra, gli automobilisti devono prepararsi a un aumento progressivo del prezzo del gasolio, che influenzerà non solo i consumi privati ma anche i costi di trasporto e, indirettamente, i prezzi di molti beni e servizi.
Dall’altra parte, gli utenti di veicoli a benzina potranno beneficiare di una leggera riduzione delle imposte, sebbene i prezzi alla pompa siano comunque soggetti alle fluttuazioni del mercato petrolifero.
La scelta di anticipare l’allineamento delle accise risponde dunque a una doppia esigenza: aumentare le entrate fiscali in un momento di sfide economiche, e avvicinare la tassazione italiana agli obiettivi europei di sostenibilità ambientale.
Tuttavia, è bene attendere la conclusione dell’intero iter di approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2026, che si chiuderà il 31 dicembre 2025.
In conclusione, la manovra di Bilancio 2026 introduce una svolta importante nella politica fiscale sui carburanti, accelerando l’aumento delle accise sul gasolio e modificando il quadro fiscale in modo significativo.
Il governo ha scelto di intervenire ora, sfruttando un contesto di prezzi relativamente bassi, per limitare l’impatto sui consumatori.
Tuttavia, gli effetti si faranno sentire con le prossime oscillazioni del mercato petrolifero, e il costo del diesel potrebbe diventare sensibilmente più alto nel breve-medio termine.