La Legge di Bilancio 2026 porta con sé importanti novità per le imprese, in particolare con il ritorno del super ammortamento e dell’iper ammortamento.
Questi due strumenti fiscali, già usati in passato, servono a incentivare gli investimenti in beni strumentali.
Vediamo subito come funzionano.
Nel 2025, l’Ires premiale ha dato alle imprese la possibilità di pagare meno tasse, abbassando l’aliquota dal 24% al 20% se gli utili venivano reinvestiti in nuovi macchinari o in nuove assunzioni, a patto che non fossero distribuiti come dividendi.
Con la manovra del 2026, invece, il Governo cambia strategia e punta su incentivi più ampi e semplici da usare: super e iper ammortamento, che permettono di dedurre una quota maggiore del costo degli investimenti direttamente dalle tasse.
La nuova legge stanzia circa 4 miliardi di euro per sostenere gli investimenti aziendali. Tra le misure più importanti ci sono:
Questi incentivi permettono alle imprese di aumentare la quota di spesa che possono dedurre dalle tasse sugli investimenti in beni materiali (macchinari, attrezzature, ecc.). In questo modo si riduce la base imponibile e quindi le tasse da pagare.
Rispetto ai crediti di imposta, questa misura è più semplice: non si tratta di un credito da usare in compensazione, ma di una vera e propria riduzione del reddito imponibile.
In più, il beneficio sarà disponibile anche per le imprese che non sono società di capitali, allargando così la platea dei beneficiari rispetto all’Ires premiale.
L’iper ammortamento è nato nel 2019 per aiutare le aziende a modernizzarsi e investire in tecnologie avanzate, come quelle previste dal Piano Industria 4.0.
Con questo strumento, le imprese possono dedurre dalle tasse una quota maggiore del costo dei beni acquistati, riducendo così l’imposta da pagare.
Diversamente dall’Ires premiale, non ci sono limiti sulla distribuzione degli utili, quindi è più flessibile.
In passato, le percentuali di maggiorazione erano:
Nel 2026 si prevede una maggiorazione progressiva, con vantaggi maggiori per le micro e piccole imprese e un calo per gli investimenti più grandi.
Un punto ancora da chiarire riguarda gli investimenti in beni immateriali come software, brevetti o know-how. Al momento la norma sembra riguardare solo i beni materiali, e questo ha creato qualche preoccupazione tra le aziende tecnologiche, che sperano in un’estensione della misura.