Non sarebbe dovuta tornare l’ora solare, dopo l’annunciata abolizione proposta dalla Commissione Europea già nel 2018. Nonostante il via libera del Parlamento Europeo nel marzo 2019 per eliminare il cambio d’ora entro il 2021, la proposta si è arenata. L’ostacolo è stato il Consiglio dell’Unione Europea, dove i governi nazionali non hanno trovato un’intesa per eliminare l’alternanza stagionale.
Il sistema, quindi, ha retto: nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 le lancette torneranno indietro di un’ora. Alle 3 del mattino si tornerà alle 2, con il passaggio ufficiale all’ora solare 2025. Un evento che, puntuale, entra nella vita di tutti: c’è chi lo vive come un’ora di sonno guadagnata e chi, invece, avverte per giorni i fastidiosi disagi del cambio di ritmo.
L’ora solare resterà in vigore fino all’ultimo weekend di marzo 2026, quando scatterà nuovamente quella legale. Il cambio d’orario è regolato a livello europeo dalla direttiva 2000/84/CE. Al momento, il passaggio resta confermato in tutti i Paesi membri, Italia compresa. Ma quali sono oggi i reali vantaggi e gli effetti di questo meccanismo nato più di un secolo fa?
L’esigenza di risparmiare energia e di sfruttare meglio la luce naturale è alla base dell’introduzione dell’ora legale. In Italia, fu inaugurata nel 1966 proprio per ridurre il consumo elettrico, e successivamente regolamentata anche a livello europeo negli anni 2000.
Oggi però, come spiega l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), non rappresenta più una delle principali strategie di risparmio. Anzi, “il vantaggio energetico è molto più contenuto rispetto al passato”. A influire negativamente sono diversi fattori, come i nuovi stili di vita e l’uso diffuso di apparecchi a basso consumo.
Secondo le stime aggiornate di Terna ed ENEA (2024), il risparmio medio annuo derivante dall’alternanza tra ora legale e solare si attesta tra 90 e 100 milioni di euro, con una riduzione di circa 400 GWh di consumo elettrico e oltre 200 mila tonnellate di CO₂ in meno.
Ciononostante, l’ora solare resta un appuntamento fisso, utile per mantenere la sincronizzazione con il resto d’Europa e rispettare le regole comuni sul coordinamento dei fusi orari.
L’incontro con l’ora solare si terrà puntuale nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando le lancette si sposteranno indietro di un’ora. Tecnicamente, il cambio è semplice, ma l’impatto sull’organismo non va sottovalutato.
Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ricordano che il ritorno all’ora solare incide sul ritmo circadiano, cioè sull’orologio biologico che regola sonno, umore e concentrazione.
Molte persone avvertono per alcuni giorni stanchezza, irritabilità o difficoltà ad addormentarsi. Nulla di grave, ma sufficiente per alterare il benessere, soprattutto nei bambini e negli anziani.
È normale porsi molte domande, e la più frequente è proprio:
In generale, secondo numerosi esperti, il corpo impiega da due a cinque giorni per adattarsi completamente, anche se la risposta varia da persona a persona.
Dal punto di vista ambientale, il ritorno all’ora solare porta con sé un tema sempre attuale: il consumo energetico. Secondo le analisi di ENEA e Terna, l’effetto complessivo sull’elettricità è oggi meno evidente, ma ancora positivo. In un contesto di crisi climatica, ogni risparmio di energia conta, anche se simbolico.
Il dibattito europeo resta aperto. Come detto, l’Unione Europea aveva proposto di abolire il cambio stagionale già nel 2018, lasciando ai singoli Stati la scelta tra ora solare o legale permanente. Da allora, la decisione è ferma per mancanza di consenso tra i Paesi membri.
E allora è normale chiedersi:
Per ora, no. La questione è rinviata a data da destinarsi, in attesa di nuove valutazioni sull’impatto energetico e sociale del doppio orario.