Il regime fiscale per i lavoratori impatriati è uno strumento pensato per favorire il rientro in Italia di professionisti qualificati che hanno maturato esperienza all’estero.
Contrariamente a quanto spesso si pensa, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che non è obbligatorio possedere una laurea per accedere a queste agevolazioni.
Il beneficio consiste nella tassazione ridotta al 50% del reddito da lavoro, e si rivolge a chi trasferisce la propria residenza fiscale in Italia, valorizzando competenze specialistiche e profili professionali di alto livello.
Il Decreto Legislativo n. 209 del 2023 stabilisce che per accedere al regime fiscale riservato agli impatriati è necessario possedere una qualifica professionale alta o una specializzazione tecnica, ma non obbligatoriamente una laurea.
A chiarire cosa si intenda per “alta qualificazione” ci pensano anche i decreti legislativi 108/2012 e 152/2023, che permettono di rientrare nel regime anche a chi ha acquisito esperienza pratica o esercita una professione regolamentata.
L’Agenzia delle Entrate, con le risposte a interpelli n. 71 e 74 del 2025, ha confermato che ci sono diversi modi per dimostrare i requisiti richiesti dalla legge. Quindi, non è indispensabile avere un titolo universitario, basta poter provare di avere competenze equivalenti attraverso altri percorsi.
Per accedere al regime impatriati si possono seguire quattro strade principali. La prima è possedere una laurea triennale o un titolo post-secondario riconosciuto equivalente.
In alternativa, chi appartiene a professioni regolamentate e risulta iscritto a un albo o ordine professionale può accedere senza dover necessariamente avere una laurea.
Un’altra possibilità è dimostrare almeno cinque anni di esperienza lavorativa continuativa in ruoli qualificati e coerenti con il lavoro che si andrà a svolgere in Italia, con un livello professionale elevato come dirigente, quadro o specialista tecnico.
Infine, per chi opera nel settore ICT, considerato strategico e in rapida evoluzione, è sufficiente aver maturato tre anni di esperienza specializzata negli ultimi sette anni, sempre con la dovuta documentazione.
Per ottenere l’agevolazione fiscale prevista dal regime impatriati, non è sufficiente dichiarare di avere i requisiti: serve fornire prove concrete.
L’Agenzia delle Entrate può infatti effettuare controlli per verificare che il profilo del lavoratore sia conforme a quanto stabilito dalla normativa.
La documentazione richiesta cambia in base al percorso seguito, ma deve sempre dimostrare in modo chiaro la durata, la continuità e la coerenza dell’esperienza lavorativa. Tra i documenti utili rientrano contratti di lavoro, buste paga, lettere di referenza e dichiarazioni dei precedenti datori di lavoro.
In alcuni casi, è necessario anche l’intervento del datore di lavoro in Italia, che deve confermare il ruolo che il lavoratore ricoprirà e la sua coerenza con l’esperienza maturata all’estero.
A supporto di queste verifiche, è utile anche la circolare interministeriale del 28 marzo 2024, che fornisce indicazioni pratiche sulla valutazione dei profili altamente qualificati.
Per accedere al regime fiscale riservato agli impatriati, l’esperienza lavorativa svolta all’estero deve rispettare tre criteri fondamentali: durata, coerenza e livello professionale.
La durata minima richiesta è di cinque anni continuativi per la maggior parte dei settori, mentre per i professionisti dell’ambito ICT sono sufficienti tre anni negli ultimi sette. L’attività deve essere documentata in modo puntuale, senza lacune o interruzioni significative, con prove dettagliate mese per mese.
La coerenza riguarda l’attinenza tra il lavoro svolto all’estero e la posizione che si intende occupare in Italia. Non è necessario che le mansioni siano identiche, ma deve esistere una chiara connessione tra l’esperienza pregressa e il nuovo incarico, in termini di settore e competenze richieste.
Infine, il livello professionale dell’esperienza maturata deve essere elevato. Il lavoratore deve aver ricoperto ruoli di responsabilità, gestito progetti complessi o team di lavoro, acquisito competenze specialistiche non comuni o aver contribuito in modo significativo allo sviluppo o all’innovazione nel proprio ambito.