Si chiama Luigi Morcaldi e ha 64 anni l'uomo che nelle scorse ore ha ammesso di aver ucciso l'ex compagna Luciana Ronchi, di due anni più giovane, vicino alla sua abitazione di Bruzzano, nella periferia a nord di Milano. "Sono un assassino", avrebbe detto davanti ai pm di turno, ricostruendo il suo "fallimento di vita e di relazione, che poi è diventato anche economico". Un vero e proprio dramma, su cui gli inquirenti dovranno ora fare luce.
Secondo quanto emerso finora, Luigi Morcaldi, 64 anni, era da tempo in difficoltà. Dopo la chiusura del bar che gestiva insieme a Luciana, era rimasto disoccupato. Tre anni fa, era poi arrivata la decisione della donna di mettere fine alla loro storia (a differenza di quanto emerso in un primo momento, non sono mai stati sposati).
Morcaldi non l'aveva presa bene. Ancora adesso, nostante non vivesse più nella casa di via Grassini che un tempo avevano condiviso, a Bruzzano, la considerava di sua proprietà. E non accettava che Luciana - attualmente impiegata in una mensa - rimanesse lì.
Negli ultimi tempi, viveva in auto, una Ford Focus grigia di proprietà della sorella. Più volte si era recato sotto casa dell'ex compagna, mostrando segni di agitazione. Una situazione diventata pesante da sopportare anche per i vicini di casa.
Nella mattinata di ieri, 22 ottobre 2025, Morcaldi ha raggiunto nuovamente Luciana, in scooter. Quando l'ha incontrata, sotto casa, ha iniziato a urlare: "La casa è mia, devi andartene".
Poi, senza nemmeno togliere il casco - secondo quanto riferito da alcuni testimoni - avrebbe estratto dalla tasca un coltello a serramanico, colpendola ripetutamente al volto, al collo e al torace.
L'allarme è scattato subito: quando i soccorsi sono arrivati sul posto, la 62enne era a terra, gravemente ferita. È stata trasportata d'urgenza all'ospedale Niguarda, dove è stata sottoposta a un delicato intervento.
Alla fine, però, si è spenta. Morcaldi, intanto, si era dato alla fuga. Rintracciato dopo aver momentaneamente riacceso il telefono spento, è stato fermato al Parco Nord di Milano, dove è stata ritrovata anche l'arma del delitto.
Durante l'interrogatorio con i pm, l'uomo è apparso confuso e provato. "Sono un assassino", avrebbe detto, parlando anche del suo fallimento personale e professionale, e del risentimento provato verso la famiglia e l'ex compagna, a cui imputava la sua condizione. Nella sua auto, gli agenti hanno trovato una lettera intitolata "La torta avvelenata", in cui l'uomo riversava tutta la rabbia e la frustrazione provati per Luciana e il figlio avuto insieme.
È accusato ora di omicidio volontario aggravato. Nelle prossime ore, dovrà comparire davanti al gip per l'udienza di convalida del fermo. È shock, intanto, a Milano, dove, qualche giorno fa si era consumato un altro femminicidio. A morire Pamela Genini, 29 anni, accoltellata sul terrazzo di casa - nel quartiere Gorla - dall'ex compagno Gianluca Soncin, che era già stato violento nei suoi confronti ma che lei, per paura, non aveva denunciato.
Un tema purtroppo attuale, su cui bisognerà fare luce anche nel caso di Ronchi: al momento, risulterebbe solo un intervento delle forze dell'ordine durante una lite in famiglia tre anni fa, quando la coppia stava per separarsi. Da chiarire, attraversi gli accertamenti ancora in corso, anche se l'omicidio possa essere stato premeditato. "Lei si era rifatta una vita - ha raccontato una conoscente della vittima - era felice. Da un mese Roncaldi la controllava".
Il servizio mandato in onda dal Tg La7 dopo la morte di Lucia Ronchi e l'arresto dell'ex compagno - 22 ottobre 2025.