24 Oct, 2025 - 17:21

Pensioni 2026: addio Quota 103 e Opzione Donna

Pensioni 2026: addio Quota 103 e Opzione Donna

Nella bozza della legge di bilancio si discute molto di ciò che è stato inserito, ma a far discutere è anche quello che al momento resta fuori. Tra le misure assenti figurano Quota 103 e Opzione donna, strumenti che finora hanno permesso a molti lavoratori e lavoratrici di andare in pensione prima rispetto all’età ordinaria.

Al contrario, sembra destinata a essere confermata l’Ape sociale, destinata a chi si trova in condizioni particolarmente difficili.

Va detto che siamo ancora nelle fasi iniziali: il testo della manovra potrà cambiare nel corso del suo iter in Parlamento. Tuttavia, l’impressione è che il governo voglia ridurre o eliminare le misure poco utilizzate e con costi elevati per lo Stato.

Quota 103 e Opzione donna: perché piacciono sempre meno

La scarsa adesione è uno dei motivi principali per cui Quota 103 e Opzione donna rischiano lo stop. Quota 103, ad esempio, è l’attuale versione di Quota 100, introdotta nel 2019.

Se in passato si poteva smettere di lavorare a 62 anni con 38 anni di contributi, oggi i requisiti sono diventati più rigidi: 62 anni di età e 41 anni di contributi, con l’assegno pensionistico calcolato interamente con il metodo contributivo.

Questo significa spesso ricevere un importo più basso, ed è una delle ragioni per cui le domande sono diminuite drasticamente, così come le pensioni effettivamente erogate.

Stesso discorso per Opzione donna, che consente il pensionamento anticipato per le donne con almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi, sempre con il calcolo contributivo.

Anche se sono previsti sconti per chi ha figli, la misura non ha riscosso molto successo: le richieste accolte sono ormai poche migliaia all’anno.

Ape sociale: la conferma sembra sicura

Diversa la situazione per l’Ape sociale, che con ogni probabilità verrà prorogata anche nel 2026. Si tratta di un accompagnamento alla pensione, rivolto a chi ha smesso di lavorare ma non ha ancora raggiunto l’età pensionabile. 

Consiste in un assegno mensile fino a 1.500 euro lordi, che non prevede tredicesima né rivalutazioni legate all’inflazione, e viene erogato fino al raggiungimento dei 67 anni.

Per poterla ottenere, è necessario:

  • Avere almeno 63 anni e 5 mesi;
  • Non percepire già una pensione diretta;
  • Rientrare in una delle categorie protette: disoccupati, caregiver, invalidi civili (almeno al 74%) o lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti;
  • Avere almeno 30 anni di contributi (che salgono a 36 per chi ha svolto lavori pesanti).

Pensioni minime leggermente più alte, più morbido l’aumento dell’età pensionabile

Il governo ha deciso di destinare le risorse disponibili ad altri interventi considerati prioritari. In particolare:

  • Un piccolo aumento delle pensioni minime, pari a 20 euro al mese;
    Un rallentamento dell’aumento automatico dell’età pensionabile, previsto a partire dal 2027.

Nello specifico, per chi ha svolto lavori usuranti l’età di accesso alla pensione resterà ferma a 67 anni. Per gli altri, l’incremento sarà più graduale rispetto a quanto inizialmente previsto: un mese in più dal 2027, e due mesi in più dal 2028.

Quota 103 e Opzione donna potrebbero tornare in gioco?

Anche se al momento non sono incluse nella manovra, non è escluso che Quota 103 e Opzione donna possano essere ripescate in Parlamento attraverso emendamenti specifici.

Tuttavia, la direzione politica sembra orientata verso una razionalizzazione della spesa previdenziale, puntando su strumenti più mirati e sostenibili per le casse pubbliche.

Destino amaro per le pensioni anticipate: i punti salienti

Nella bozza della legge di bilancio 2025 mancano, per ora, le proroghe di Quota 103 e Opzione donna, due misure per la pensione anticipata sempre meno richieste e giudicate troppo costose.

Invece, l’Ape sociale dovrebbe essere confermata, così come un piccolo aumento delle pensioni minime e un rallentamento dell’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027.

La manovra è ancora in discussione e non si esclude che alcune misure vengano reinserite con modifiche durante il percorso parlamentare.

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