Si sente spesso parlare di rottamazioni, pace fiscale e sanatorie, ma è importante sapere che anche i debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione non durano per sempre.
Questi debiti, infatti, sono soggetti a una prescrizione, cioè a un termine oltre il quale l’ente non può più richiedere il pagamento.
La prescrizione varia a seconda del tipo di debito: può trattarsi di tasse statali, tributi locali, multe o ritardi nei versamenti, e ogni categoria ha tempi diversi entro cui il Fisco può chiedere quanto dovuto.
Iniziamo dalle basi, spiegando cos'è la prescrizione, per poi spostarci sui tempi e le scadenze dei vari debiti.
La prescrizione è un principio che tutela il debitore dall’inerzia del creditore. Se quest’ultimo non agisce entro un certo periodo per recuperare il credito, perde il diritto di esigere il pagamento. Secondo l’articolo 2946 del Codice Civile, il termine ordinario di prescrizione è di 10 anni, salvo eccezioni.
In pratica, se l’Agenzia non fa nulla per un lungo periodo, il debito si estingue e il contribuente non è più obbligato a pagare.
In passato, la prescrizione iniziava a decorrere dal giorno successivo alla notifica della cartella esattoriale. Oggi, con l’introduzione degli avvisi di accertamento immediatamente esecutivi, la prescrizione parte dal giorno successivo al ricevimento di tali avvisi.
Bisogna fare attenzione perché qualsiasi sollecito o comunicazione da parte dell’Agenzia azzera il conteggio del termine di prescrizione, facendolo ripartire da zero e prolungando così la durata del debito.
L’Agenzia delle Entrate Riscossione emette le cartelle esattoriali, che sono le richieste ufficiali di pagamento per i debiti iscritti a ruolo. I termini di prescrizione dipendono dal tipo di tributo:
L’Ente può verificare le dichiarazioni fiscali entro certi limiti temporali:
Dopo questi termini, eventuali accertamenti sono nulli e non possono più essere effettuati.
La prescrizione dei debiti fiscali iscritti a ruolo segue le regole delle imposte di riferimento:
È importante ricordare che spesso le cartelle contengono sia il debito principale che sanzioni e interessi, che si prescrivono prima del debito stesso.
Anche se un debito è prescritto, non conviene mai ignorare le richieste di pagamento. Se si riceve una semplice lettera di messa in mora da un privato, si può decidere di non rispondere. Ma se la richiesta proviene dall’Agenzia delle Entrate, è necessario presentare un ricorso per contestarla.
Se invece il creditore avvia una causa legale per il recupero del credito, il debitore deve eccepire la prescrizione per difendersi. In questo caso, infatti, non spetta al debitore dimostrare la prescrizione, ma al creditore fornire prove che il debito è ancora valido.