Proprio come per la nascita di un’associazione, anche la sua chiusura segue un iter preciso. Sciogliere un ente non è solo una decisione interna, ma un processo che richiede attenzione, rispetto delle regole e adempimenti formali da svolgere con cura.
Oltre alla decisione dei soci, infatti, bisogna anche occuparsi della comunicazione agli enti pubblici e della gestione del patrimonio rimasto.
In questo articolo spieghiamo, passo dopo passo, cosa bisogna fare per chiudere correttamente un’associazione.
La chiusura di un’associazione può dipendere da varie ragioni: mancanza di attività, difficoltà economiche, decisioni strategiche o semplice fine degli scopi per cui era nata. In ogni caso, la scelta non può essere presa in modo informale: serve una decisione ufficiale dell’assemblea dei soci.
In particolare, lo scioglimento deve essere approvato in assemblea straordinaria, convocata secondo quanto previsto dallo statuto dell’associazione.
Perché la decisione sia valida, è necessario che partecipi e approvi una maggioranza qualificata dei soci, cioè una percentuale minima di voti favorevoli, generalmente non inferiore al 50% + 1. La soglia precisa è comunque indicata nello statuto.
Durante l’assemblea, devono essere discusse le motivazioni che portano alla chiusura dell’ente e raccolte tutte le opinioni espresse, comprese eventuali contrarietà.
Tutto questo viene poi messo nero su bianco in un verbale, documento fondamentale per procedere con la chiusura anche dal punto di vista legale e fiscale.
Una volta presa la decisione, l’associazione non può considerarsi automaticamente chiusa: serve una comunicazione ufficiale all’Agenzia delle Entrate.
Questo adempimento deve essere svolto da un intermediario abilitato (come un commercialista o un centro servizi), che invierà il modello in via telematica, indicando nella sezione corretta che si tratta della cessazione dell’associazione.
In alternativa, è possibile anche consegnarlo a mano presso l’ufficio dell’Agenzia competente per territorio, allegando:
Se l’associazione era iscritta all’Anagrafe delle Onlus, è necessario inviare anche una comunicazione alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, indicando in modo esplicito che si tratta di uno scioglimento.
La comunicazione può essere spedita tramite raccomandata, insieme al modulo di iscrizione, alla copia del documento d’identità del rappresentante legale e con l’indicazione “scioglimento associazione in data xx/xx/xxxx”.
È buona prassi, anche se non obbligatoria, informare gli enti con cui l’associazione collaborava, come Comuni, Regioni, federazioni, enti sportivi o altre associazioni.
Un aspetto fondamentale, e spesso delicato, riguarda la gestione del patrimonio residuo dell’associazione dopo la chiusura.
La legge vieta in modo chiaro che i beni rimasti vengano divisi tra i soci. Questi non possono trarne vantaggio economico, neanche se hanno finanziato o sostenuto l’associazione in passato. Al contrario, il patrimonio deve essere devoluto a enti con finalità simili, oppure destinato a scopi di interesse pubblico.
Le regole da seguire sono indicate sia dal Codice Civile, sia dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). In particolare, l’art. 148 stabilisce che in caso di chiusura, i beni vadano trasferiti ad altri enti no profit, sentito l’organismo di controllo previsto dalla normativa vigente.
Di solito, è lo statuto stesso dell’associazione a indicare a chi destinare il patrimonio. Se non è così, si dovranno seguire le regole generali previste dalla legge.
Chiudere un’associazione richiede attenzione e rispetto delle regole.
Ecco i passaggi principali: