Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 settembre, è entrata in vigore la Legge n. 131/2025, dedicata alla valorizzazione delle zone montane italiane.
Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato, introduce nuovi strumenti di sostegno economico per chi sceglie di vivere o fare impresa nei piccoli comuni d’alta quota.
Una spinta concreta al rilancio dei territori più fragili del Paese, che si affianca alle misure già attive a livello regionale per contrastare lo spopolamento.
Uno dei punti cardine della legge è l’introduzione di sgravi fiscali per il lavoro da remoto. In particolare, i datori di lavoro che consentono ai propri dipendenti di lavorare in smart working da un comune montano con meno di 5.000 abitanti potranno beneficiare di una decontribuzione del 100%, fino a un massimo di 8.000 euro annui per ogni lavoratore.
La misura è destinata ai lavoratori con meno di 41 anni che trasferiscono il proprio domicilio in uno di questi centri. Lo sgravio sarà pienamente operativo per due anni, per poi ridursi progressivamente: dal 2028 scenderà a 4.000 euro annui, fino ad arrivare, nel biennio successivo, a un contributo massimo di 1.600 euro (pari al 20%).
Oltre alla normativa nazionale, sono molte le regioni che hanno avviato politiche locali di attrazione, puntando su borghi e paesi montani per offrire nuove opportunità a giovani, famiglie e pensionati.
Con il progetto “Abita Borghi Montani”, la Regione Calabria mette sul piatto contributi fino a 20.000 euro per chi decide di avviare un’attività imprenditoriale in uno dei comuni a rischio spopolamento.
Inoltre, i pensionati che scelgono di trasferire e mantenere la residenza per almeno 5 anni, possono ricevere un bonus annuale da 5.000 euro, che decade in caso di trasferimento.
L’Abruzzo punta sulle famiglie. Chi si trasferisce in un comune montano con meno di 3.000 abitanti può ottenere un contributo fino a 2.500 euro, che sale a 5.000 euro se almeno un componente apre un’attività.
Tra il 2022 e il 2023, grazie a queste misure, sono nate 30 nuove imprese locali, in gran parte nei settori del commercio e dei servizi.
Nell’isola, chi apre o trasferisce un’attività in un comune con meno di 3.000 abitanti può accedere a incentivi a fondo perduto.
Il contributo può raggiungere i 20.000 euro, a condizione che l’iniziativa porti anche a nuove assunzioni.
Pensando ai propri cittadini emigrati all’estero, l’Emilia-Romagna prevede un rimborso sulle spese di viaggio per chi vive fuori da almeno due anni e decide di tornare e trasferire nuovamente la residenza nella regione. Tra le spese rimborsabili, anche i biglietti aerei.
Oltre alle iniziative regionali, restano attivi anche due strumenti nazionali promossi da Invitalia, con scadenze imminenti: