01 Nov, 2025 - 15:00

Busta paga di novembre 2025, più alta per alcuni, più bassa per altri: ecco perché

Busta paga di novembre 2025, più alta per alcuni, più bassa per altri: ecco perché

Oggi, 1° novembre 2025, sono scattati nuovi aumenti nelle buste paga dei lavoratori appartenenti ad alcuni settori.

Si tratta di incrementi che, nel migliore dei casi, possono arrivare a toccare i 60 euro lordi mensili e sono il frutto dei rinnovi contrattuali sottoscritti nel 2024.

In questo articolo, vedremo come cambiano i cedolini dei lavoratori interessati, gli importi aggiornati e, infine, toccheremo anche un altro punto importante: alcune buste paga saranno toccate al ribasso, per effetto del secondo acconto Irpef.

Buste paga di novembre 2025 in aumento: per quali lavoratori?

I lavoratori del settore commercio, terziario e della grande distribuzione avranno una busta paga più alta a novembre 2025.

Gli aumenti decorrono proprio a partire da oggi, 1° novembre 2025, e variano in base al livello di inquadramento: in alcuni casi possono arrivare fino a 60 euro lordi mensili.

Scendendo nel dettaglio, troviamo ad esempio:

  • Quadro: 60,76 euro;
  • I livello: 54,74 euro;
  • II livello: 47,35 euro;
  • IV livello: 35 euro;
  • VII livello: 24,31 euro.

Dopo anni, parliamo di aumenti apprezzati dai lavoratori. Infatti, in alcuni casi si è andato avanti per oltre quattro anni con l’indennità di vacanza contrattale.

Con la firma dei rinnovi, nel 2024, è stato possibile aggiornare le retribuzioni al costo della vita.
Inoltre, sono stati introdotti anche miglioramenti sul piano del welfare e della formazione continua.

Non bisogna dimenticare che a novembre si ha solo una tranche di aumenti: infatti, ne sono previsti altri che accompagneranno i lavoratori sopra indicati per il 2026.

Chi rischia una busta paga più bassa a novembre 2025

Passiamo dagli aumenti alle buste paga più basse. L’ago della bilancia si sposta a un effetto nuovo quanto inatteso perché le attività del conguaglio fiscale legate alle dichiarazioni dei redditi comporteranno una diminuzione dell’importo in busta paga.

Si è compreso bene, quindi, che la diminuzione è dovuta al pagamento del secondo acconto delle imposte. I lavoratori dipendenti dovranno rinunciare giocoforza a una parte dello stipendio.

Allora ci si potrebbe chiedere chi sono i lavoratori interessati. È molto semplice capirlo ricordando semplicemente che l’acconto Irpef deve essere pagato quando l’imposta dichiarata, al netto di detrazioni, crediti o ritenute supera i 51,65 euro.

Si paga in due rate, in base alla somma che si deve pagare, ed è pari al 100% dell’imposta.

I periodi sono i seguenti:

  • Entro il 30 novembre (che slitta al 1° dicembre), se inferiore a 257,52 euro;
  • Come prima rata, entro il 30 giugno e come seconda, entro il 30 novembre (che slitta al 1° dicembre), se supera i 257,52 euro.

Se ve lo stavate chiedendo, diciamo subito che non è affatto possibile evitare l’addebito del secondo acconto. Infatti, il datore di lavoro che opera in qualità di sostituto d’imposta deve agire necessariamente.

C’era solo un modo per evitarlo: fino al 10 ottobre 2025, si poteva inviare una comunicazione al datore di lavoro, per richiedere la riduzione oppure l’annullamento del secondo acconto.
Tuttavia, ciò era possibile solo quando ci si trovava in situazione che comportavano un cambiamento importante della propria situazione.

Qual è la trattenuta di novembre che riduce la busta paga

L’impatto del secondo acconto sarà particolarmente rilevante per i lavoratori chiamati a versare una quota elevata. L’aspetto dolente riguarda la mancata possibilità di rateizzare l’importo.

Quello di novembre, infatti, deve essere pagato necessariamente in un’unica soluzione generando, così, una trattenuta importante che renderà la busta paga del mese più bassa delle altre.

Buste paga di novembre 2025: cosa sapere in sintesi

  • Aumenti per commercio, terziario e grande distribuzione: dal 1° novembre 2025 scattano gli aumenti in busta paga per i lavoratori dei settori commercio, terziario e grande distribuzione, frutto dei rinnovi contrattuali del 2024. Gli incrementi variano in base al livello di inquadramento;
  • Aggiornamento retributivo e miglioramenti contrattuali: i nuovi minimi salariali permettono di recuperare il potere d’acquisto dopo anni di blocco contrattuale e di indennità provvisorie. Oltre agli aumenti economici, i rinnovi 2024 hanno introdotto miglioramenti in materia di welfare aziendale e formazione continua, aggiornando le condizioni di lavoro al nuovo contesto economico;
  • Buste paga più leggere per effetto del secondo acconto Irpef: non tutti, però, vedranno un aumento netto. Alcuni lavoratori subiranno una riduzione temporanea dello stipendio a causa del secondo acconto Irpef e della cedolare secca, trattenuti direttamente in busta paga entro il 1° dicembre 2025. L’importo, non rateizzabile, può incidere in modo significativo sul netto del mese, soprattutto per chi deve versare somme elevate e non ha richiesto la riduzione dell’acconto entro il 10 ottobre.
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