Giovanni Galeone si è spento il 2 novembre 2025 all’età di 84 anni, lasciando dietro di sé un’impronta indelebile nel calcio italiano e una vita privata all’insegna della discrezione e dell’amore.
L’ex allenatore era ricoverato da tempo a Udine a causa di una lunga malattia, che lo aveva allontanato dai riflettori nell’ultimo periodo della sua vita.
Nel corso della sua esistenza, Giovanni Galeone è stato legato profondamente alla moglie: un’insegnante di lettere di cui si è sempre parlato come presenza discreta ma centrale nelle vicende del mister.
La loro relazione è stata fondata su complicità e rispetto, lontana dai clamori del mondo calcistico, che Galeone ha sempre tenuto separato dalla sua sfera familiare.
Nonostante qualche apparizione pubblica insieme, Galeone ha preferito mantenere la privacy sulla sua vita familiare, dimostrando grande riservatezza.
La coppia non ha mai avuto figli naturali, ma il loro legame è stato spesso descritto come unico e speciale.
Nonostante l’assenza di figli propri, Giovanni Galeone ha sempre coltivato relazioni di “paternità calcistica”, lasciando un’eredità umana e professionale a numerosi giocatori e allenatori, fra cui spiccano le figure di Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini, definiti da tutti i “figli calcistici” più rappresentativi del mister.
Il suo stile di allenatore e di uomo ha profondamente influenzato le loro carriere, tant’è che Galeone era considerato un vero mentore, punto di riferimento e figura paterna per molte generazioni di professionisti.
Oltre ai suoi “figli calcistici”, Galeone era molto affezionato a una schiera di nipoti e parenti che facevano parte della sua ristretta cerchia personale.
Giovanni Galeone era nato a Napoli il 25 gennaio 1941, figlio di Corrado, ingegnere originario di Pescina in Abruzzo, e di Dorina, emiliana di Reggio.
La famiglia si era trasferita a Trieste nel 1948, città dove Galeone iniziò a coltivare la passione per il calcio. Cresciuto in una famiglia borghese, con un padre liberale e una madre monarchica, Galeone incarna il modello del “self-made man” che ha saputo farsi strada prima come centrocampista e poi come allenatore innovativo, sempre fedele a una filosofia di vita che univa cultura, ironia e senso del dovere.
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