L’OMS avrebbe potuto agire diversamente nella gestione della pandemia da Covid-19? Una maggiore tempestività nell’individuazione dei rischi e nella comunicazione delle misure da adottare avrebbe potuto fare la differenza nelle prime fasi della diffusione dell’infezione?
Sono solo alcuni dei quesiti più controversi che riguardano la gestione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’emergenza sars-cov2.
Negli ultimi anni l’OMS è finita spesso al centro delle polemiche per le decisioni prese nelle varie fasi della pandemia, decisioni che – secondo molti autorevoli esperti – in alcuni casi si sono rivelate sbagliate.
Il ruolo dell’organizzazione ginevrina è stato anche al centro dell’ultima audizione della Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid. Oggi – martedì 4 novembre – è stato ascoltato il dottor Filippo Curtale, infettivologo esperto in malattie tropicali.
Oggi in pensione, negli anni dell’emergenza Covid, Curtale era responsabile dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà e nella sua relazione è stato molto critico nei confronti dell’OMS.
L’esperto di malattie infettive tropicali ha dedicato un’ampia parte del suo intervento al ruolo svolto dall’OMS nella gestione dell’emergenza Covid-19.
Curtale ha evidenziato come – soprattutto nelle prime fasi della diffusione del virus dalla Cina all’Europa – l’organizzazione di Ginevra abbia fornito una serie di “indicazioni errate” che poi hanno pesato sull’evoluzione del contagio e hanno minato l' autorevolezza dell'organizzazione.
Ha dichiarato l’infettivologo italiano e poi rispondendo alle domande dei commissari ha dichiarato:
E poi ha chiarito:
Un giudizio netto che lascia pochi margini di interpretazione.
Nel corso dell’audizione Curtale ha poi toccato uno dei temi forse più controversi dell’intera vicenda Covid-19, ovvero, la genesi del virus. Il Covid-19 è davvero il prodotto di un salto di specie dal pipistrello all’uomo o è il frutto di una fuga accidentale dai laboratori dell’Istituto di virologia di Wuhan?
A cinque anni dall’esplosione della pandemia che ha sconvolto il pianeta questa domanda non ha ancora trovato una risposta certa.
L’origine naturale, ovvero, quella del salto di specie resta la più accreditata, ma non ci sono elementi sufficienti per escludere quella dell’esperimento sfuggito di mano.
Il compito di trovare la risposta a questo interrogativo spettava all’OMS che ha condotto un’indagine che tuttavia non è riuscita a chiarire tutti i dubbi, come evidenziato anche dall’esperto ascoltato in Commissione Covid.
Ha dichiarato Curtale che poi ha aggiunto:
Il dottor Curtale non è l’unica fonte autorevole ad aver sottolineato negli anni i danni causati dalla reticenza della Cina a fornire informazioni tempestive sulla malattia e sulla sua diffusione.
L’assenza di informazioni chiare e certe ha condizionato in maniera determinante l’approccio iniziale all’infezione anche se poi il resto lo ha fatto l’approssimazione.
Il professore Curtale nella sua audizione ha anche evidenziato come l’Italia sia stata colta completamente impreparata dall’arrivo del virus. La pandemia è stata un destino ineluttabile anche perché negli anni non è stato fatto nulla per preparare il Paese all’ipotesi di emergenza sanitaria di questo tipo.
Il piano pandemico italiano era fermo al 2006, ma secondo l’infettivologo oggi in pensione, il problema non è stato quello, bensì il non avere realizzato tutte le azioni propedeutiche come ad esempio l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale, la predisposizione di corsie per separare i pazienti o la sorveglianza sindromica.
Azioni che avrebbero dovuto essere svolte dopo il 2006.
Ha concluso l’esperto.
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