Dallo 31 Ottobre 2025 al 25 Gennaio 2026, Napoli ospiterà una mostra omaggio ad una delle figure più amate del capoluogo campano, presso la Sala Belvedere del Palazzo Reale: l’obiettivo della mostra è quello di celebrare e ricordare l’attore e comico Antonio De Curtis, anche conosciuto come Il Principe della Risata, ripercorrendo le fasi principali della sua vita e carriera artistica e raccontando il suo amore per Napoli.
Il nome del progetto è, infatti, Totò e la sua Napoli ed è solo la prima tappa di un viaggio che proseguirà, il prossimo anno, a New York, come testimonianza della forza universale, dell’arte e dello spirito di questo personaggio.
Nato nel 1896 nel Rione Sanità, un quartiere ancora oggi ricco di storia, Antonio De Curtis, più conosciuto come Totò, è stato l’emblema della vivacità linguistica, della cultura popolare e dell’ironia partenopee che, da lì in poi, avrebbero plasmato il suo modo di fare arte. Napoli non fu semplicemente il suo luogo di nascita, dunque, ma l’inizio del suo genio comico. Totò aveva uno stretto legame con la città e i suoi luoghi più simbolici, come il Lungomare, Piazza del Plebiscito e il Teatro di San Carlo, che hanno sempre costituito uno sfondo costante nei suoi film e nella sua vita personale.
Totò amava Napoli ed era solito affermare di non poter rimanere lontano dalla città a lungo, in quanto era da essa e dai suoi cittadini che riceveva “il calore della vita”. Questo amore è sempre stato ricambiato: anche la città ha sempre amato Totò, come dimostrano i numerosi murales e statue a lui dedicati che, ancora oggi, ne perpetuano la memoria, forse perché quest’artista ha sempre rappresentato perfettamente l’anima partenopea, mescolando giochi linguistici con frasi celebri e, talvolta, senza senso e dando voce a quel patrimonio artistico che ha poi influenzato cinema, televisione e cultura contemporanea.
Napoli ha sempre rappresentato, nel caso di Totò, lo specchio di un’identità complessa e universale, ed egli è stato, nella sua arte, l’espressione della “città-mondo”, ovvero quel laboratorio comico che arricchisce la tradizione con un patrimonio artistico variegato che attraversa secoli e confini.
Teatro, cinema e parole
Totò ha lasciato un’impronta indelebile anche nel teatro e nel cinema italiano. La mostra ricostruisce, infatti, i primi passi fatti dall’artista in questi due mondi, dai palcoscenici teatrali ai grandi successi cinematografici, e dedica un importante spazio anche al Totò paroliere, aspetto che ha determinato l’emergere di un artista profondo e dotato di una sensibilità malinconica e poetica, spesso nascosta dalla sua predominante comicità.
La mostra simbolica
Con questa mostra si va a rievocare la napoletanità profonda, ironica e malinconica di un artista e simbolo immortale di Napoli. A chi andrà a vedere l’esposizione che celebra il Principe della Risata, verranno narrati il mondo e la storia di Totò attraverso documenti (tra cui spartiti musicali come quello di Malafemmena), costumi, installazioni multimediali, ricostruzioni scenografiche (come i piani di lavorazione dei film), pezzi di giornale e testimonianze di coloro che hanno amato l’attore, con molti aspetti inediti e sorprendenti: è una preziosa opportunità, questa, di rileggere la sua storia in una prospettiva diversa e farla conoscere anche ai più giovani.
La mostra si articola in varie tappe che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista, partendo dalle origini di un ragazzo povero nato nel Rione Sanità e non riconosciuto inizialmente dal padre e dalle bellezze di Napoli da lui spesso raccontate, fino ad approfondire la sua straordinaria creatività nel Teatro, nel Cinema e nell’immagine del Paroliere. Il visitatore entra, così, nel cuore del Rione che forgiò la poetica e la sensibilità di questo grande attore, come un omaggio al suo genio espressivo e moderno. Ogni elemento costituisce un tassello fondamentale nel delineare il ritratto di un uomo e di un’icona la cui eredità supera, oggi, la sua arte, restituendone la dimensione più intima e l’impatto socioculturale.
Elena Anticoli De Curtis, nipote dell’artista, ricorda: “Mio nonno non è solo nato a Napoli, ma è anche nato da una storia millenaria che, sin dai primi anni della sua vita, lo ha trasformato nel genio che tutti conosciamo”. Per il direttore generale degli Archivi del MiC, Antonio Tarasco: “La mostra, con la varietà delle sue testimonianze, mette in comunicazione un archivio tipicamente museale – con un catalogo edito da Gangemi Editore – e una fruibilità trasversale e dinamica”.
La mostra, che nasce da un’idea di Pupi Avati, è stata promossa dal Comitato Nazionale Neapolis 2500, con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, il Palazzo Reale di Napoli (Ministero della Cultura) e la partecipazione degli Eredi Totò, in collaborazione con Rai Teche e Archivio Storico Luce. Il progetto è a cura di Alessandro Nicosia e Marino Niola, ed è stato organizzato e prodotto da COR (Creare Organizzare Realizzare).
Il prefetto di Napoli e presidente del Comitato Nazionale Neapolis 2500, Michele di Bari, ha affermato che “Con questa mostra si va a celebrare non solo il genio di Totò, ma anche l’anima più autentica di Napoli che ha fatto della creatività, ironia e tenacia la sua cifra distintiva [..] Questo omaggio rappresenta un tributo alla storia e alla vitalità culturale di Napoli, che da sempre è di ispirazione per il mondo”.
Il legame tra Totò e la sua città va oltre il tempo, e la mostra intende celebrare entrambi i patrimoni: la città di Napoli attraverso la figura dell’artista, come modo di vivere e amare, e Totò attraverso Napoli, che gli ha donato tutto ciò che serviva per contribuire alla nascita di un genio trasmessosi tra generazioni e nel mondo intero.
Nella Napoli di Totò c’è sempre un richiamo alle proprie origini: per questo dedico questo articolo a mia madre, grazie alla quale ho compreso la bellezza del legame che unisce per sempre un figlio alla sua casa.
A cura di Arianna Pisciarino
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